I funzionari hanno ricevuto istruzioni precise di vietare l’uso delle applicazioni di messaggistica istantanea straniere per lo scambio di informazioni ufficiali. La lettera, firmata dal capo del Comitato per l’informazione e la comunicazione, spiega che l’intento è di prevenire casi di “compromissione, distruzione o modifica di informazioni ad accesso limitato”.
Dopo l’arresto il Francia del fondatore e Ceo, Pavel Durov, poi rilasciato su cauzione, il caso Telegram si arricchisce di un nuovo capitolo. Un libro che ora si “sfoglia” a San Pietroburgo (il territorio dell’Oblast’ circonda completamente la città federale, che rappresenta un’entità amministrativa autonoma di pari livello). Qui, riporta la testata online russa Fontanka, le autorità hanno ricevuto l’istruzione di vietare l’utilizzo delle applicazioni di messaggistica istantanea straniere, incluse Telegram e WhatsApp, per veicolare le informazioni ufficiali. Secondo la stampa nazionale, lo scorso 4 settembre il Comitato per l’informazione e la comunicazione ha inviato una missiva in tal senso; quindi, tutte le istituzioni subordinate sono state notificate allo stesso modo dai propri comitati.
Nella lettera che coinvolge WhatsApp e Telegram (a questo proposito, è bene ricordare che a seguito del fermo di Durov nella capitale francese, alcuni siti web governativi sono stati colpiti da attacchi informatici “a supporto” del Ceo), firmata dal responsabile del Comitato, si puntualizza che il blocco viene fissato per prevenire situazioni di “compromissione, distruzione oppure modifica di informazioni ad accesso limitato”.
In alternativa ai messanger stranieri, la proposta è quella di usufruite della piattaforma aziendale nazionale exPress, sviluppata dalla società moscovita Unlimited Production di cui Vratsky Andrei Valeryevich è proprietario. L’azienda conta un fatturato di oltre un miliardo nel 2023, e ha più volte ottenuto contratti di licenza d’uso del software a società a partecipazione pubblica e istituzioni pubbliche.
L’impatto di Telegram in Russia
L’arresto del fondatore e amministratore delegato dell’applicazione di messaggistica ha dato il là, in Russia (il paese dove Telegram è di certo l’app più utilizzata e popolare), a un rilevante confronto pubblico. I cittadini russi utilizzano l’app di messaggistica istantanea per qualsiasi cosa, dalle comunicazioni quotidiane a quelle fra i comandanti e i soldati che si trovano al fronte. Da qui, le notizie che arrivano da San Pietroburgo sono tutt’altro che confortanti per la popolazione.
Anche se, già lo scorso 25 agosto, Margarita Simonyan, una conosciuta giornalista dell’apparato di propaganda russo, già puntualizzava sul suo canale Telegram: “Tutti coloro che utilizzano Telegram per scambiarsi informazioni importanti o per comunicare con altri devono cancellare subito l’app”.
Apple rimuove le app VPN dagli store in Russia
Molti cittadini russi utilizzano le app VPN per aggirare la censura e accedere a informazioni occidentali (nonché per usare social, al contrario, inaccessibili). Da qui, scrive Reuters, la richiesta formulata dalla Russia ad Apple (che lo scorso febbraio è stata truffata da un cybersecurity specialist per oltre 3 milioni di dollari) di rimuovere diverse app VPN dal suo App Store in Russia su richiesta di Roskomnadzor, l’ente governativo per le comunicazioni.
Nel dettaglio, la scorsa estate il colosso di Cupertino ha eliminato 25 app VPN dal suo store in Russia a seguito dell’ultimo giro di vite contro il sistema che permette di navigare su piattaforme “interdette”. Il “conflitto” del Cremlino contro le VPN prosegue da anni ed è aumentato dopo l’invasione russa dell’Ucraina (parliamo di due paesi dove l’impiego di droni marini sta cambiando la guerra navale; da un punto di vista strettamente tecnologico, infatti, l’impiego dei droni marini può rappresentare un punto di svolta nel modo di condurre la guerra navale persino superiore all’impatto avuto dai velivoli senza pilota nella guerra aerea).