In Siria va di moda le botnet al femminile. Soprattutto per diffondere propaganda a favore di paesi come la Turchia, in relazione alla recente operazione Olive Branch ad Afrin.
Lo confermano le centinaia di commenti che ricevono sui social media, Twitter in primis, le figure più attive per denunciare crimini e abusi dei soldati di Damasco e dei loro alleati nel paese vicino. Tra questi c’è la giornalista Afarin Mamosta, che lei stessa ha spiegato con un post di essere vittima dei bot pro-Ankara e ha allegato i commenti a un suo contenuto a sostegno di questa tesi. Ciò che si evince, scorrendo questi e altri su account diversi, è che è in atto un’operazione psicologica per far mutare la percezione degli eventi. Trasformando la Turchia da un nemico a un salvatore.
I profili fake di ragazze sui social media puntano a un target di giovani e uomini di mezza età, sfruttando la carta bellezza
L’uso di immagini femminili per le botnet in Siria ha uno scopo ben preciso. Attirare l’attenzione degli utenti. Le foto dei profili che diffondono propaganda, infatti, ritraggono per la maggior parte dei casi ragazze giovani e avvenenti, in pose più o meno ammiccanti. Queste, inoltre, sono truccate, vestite e in posa perfetta in base a quelli che sono i canoni della bellezza tradizionale in Medio Oriente. Le false donne su Twitter, seppure formalmente sono interessate ad altro come dimostrano i contenuti dei loro profili social, non perdono occasione per commentare – anche con immagini – eventi, situazioni o dichiarazioni di guerra e politiche. Facendo leva sul fatto che l’audience su questi temi è principalmente di sesso maschile e di giovane o media età. Gli “anziani” sono solitamente tradizionalisti e utilizzano poco lo strumento di internet e social media. Arrivando spesso a disapprovarli, in quanto “corrompono” animo e fede di chi li impiega.
Perché la propaganda pro-Ankara punta a influenzare soprattutto i giovani
Lo scopo della propaganda pro-Ankara è influenzare la percezione dei ragazzi e degli uomini in Siria e nei paesi vicini. Mostrando loro che la Turchia non è “cattiva” come viene dipinta. Anzi. I cattivi sono altri. I soldati di Erdogan, invece, aiutano la popolazione e la proteggono dalle minacce interne ed esterne. I target audience sono i giovani per una serie di ragioni. A parte che sono gli internauti più esperti e curiosi, quindi quelli più permeabili ai messaggi lanciati in rete (lo confermano anche i reclutamenti del Daesh). Inoltre, sono quelli nella popolazione che hanno maggiore libertà di movimento e parlano con i loro coetanei o amici. Perciò possono diventare veicolo inconsapevole di propaganda, aiutando la sua diffusione. Che sia in ambito familiare o della società. Infine, non va dimenticato che sono i ragazzi i più “arrabbiati”. Quelli pronti a imbracciare le armi per proteggere il paese. Ergo, vanno bloccati in partenza.
Il post di Afarin Mamosta su Twitter con i commenti delle bot-signorine pro-Turchia