Per il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, la sicurezza informatica rimane una priorità per il governo: “nel 2024 altri 220 milioni di euro”.
“All’interno dell’Intelligence c’è un problema strutturale, ci sono troppe sovrapposizioni, le sovrapposizioni generano dispersioni di energie e come per ogni settore della nostra vita istituzionale vanno rese più efficaci possibili. Abbiamo promosso una riflessione molto serrata e non intendiamo fare questa riforma senza coinvolgere tutte le forze politiche presenti in Parlamento perché è una riforma che interessa la nazione e ha il Parlamento come interlocutore e questo interessa non il governo e il suo stretto recinto ma una nazione”.
Lo ha detto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio e Autorità delegata per la sicurezza della Repubblica, Alfredo Mantovano, intervistato sabato sera sul palco di Digithon 2023 a Bisceglie.
“L’ultima legge di riforma dei servizi segreti è del 2007, quindi, in teoria, non sarebbe tanto lontana. In realtà in 16 anni è cambiato il mondo più volte”, ha continuato Mantovano. “Cito soltanto due espressioni di sensibile cambiamento. L’uno è il fronte cyber, l’altro è quello dell’incremento notevole del lavoro dell’intelligence sugli interessi strategici, economico – finanziari della nostra nazione, in parallelo con l’incremento dell’intelligence finanziaria in tutto il mondo. E nel momento in cui c’è una guerra in atto, che però ha delle ricadute anche sul piano dell’approvvigionamento energetico, della tenuta del sistema economico, bancario, finanziario dei paesi che appoggiano la difesa dell’Ucraina dall’invasione, l’intelligence finanziaria ha assunto una estensione che 16 anni fa non era neanche in uso. Allora rispetto a questo oggi l’esigenza principale è quella della specializzazione e dell’efficienza”, ha concluso.
Franco Gabrielli aveva già sollecitato un rinnovamento
Già il predecessore di Mantovano, Franco Gabrielli, aveva sollecitato un cambiamento profondo perorando la causa del servizio unico. Il sottosegretario attuale è più cauto, anche per scongiurare quello che ha definito “il riflesso condizionato” di chi potrebbe pensare: “è arrivato il governo di destra autoritario e quindi la prima cosa che fa è dare tutto il potere ai servizi”. Ma, ha spiegato, “immaginare anche tre strutture per due agenzie e un dipartimento è veramente qualcosa che merita un restyling”. La divisione interno-esterno “forse poteva valere nel Regno di Sardegna, ma oggi appare superata”. Se degli hacker che stanno a San Pietroburgo attaccano la Asl di Bari, cos’è, interno, esterno, chi si muove? L’idea sembra dunque quella di adeguare l’organizzazione degli 007 all’evoluzione delle minacce alla sicurezza che, sempre più transnazionali, sfuggono alle rigide compartimentazioni territoriali: si pensi al cyber, appunto, ma anche al sistema economico e finanziario. Nel contempo, il rafforzamento del controllo parlamentare svolto dal Copasir allontanerebbe i rischi di una concentrazione eccessiva di poteri in un’unica struttura.
Ma la riforma in un settore così sensibile come quello dell’intelligence non può essere fatta a colpi di maggioranza. “Abbiamo promosso – ha informato il sottosegretario – una riflessione politica molto serrata e non intendiamo fare questa riforma senza coinvolgere tutte le forze politiche presenti in Parlamento perché è una riforma che interessa la Nazione e ha nel Parlamento il suo interlocutore”.
Il primo interlocutore del governo sull’intelligence è il Copasir, presieduto da Lorenzo Guerini, esponente della principale forza di opposizione. Anche il deputato dem in passato ha segnalato l’esigenza di rivedere la 124, specificando meglio possibili aree di sovrapposizione, ma mantenendo comunque in piedi l’architettura fondata su Dis, Aisi ed Aise. Tranne la Spagna, è il ragionamento di Guerini, i Paesi partner ed alleati dell’Italia hanno due servizi principali. Gli Usa contano addirittura 17 agenzie. Si vedrà se le interlocuzioni avviate sfoceranno in un testo bipartisan che avrebbe in questo caso fondate speranze di concludere l’iter parlamentare.
Mantovano: nel 2024 in arrivo 220 milioni di euro per la cybersecurity
Dal lato cyber invece Mantovano ha annunciato gli investimenti che il Paese affronterà nel 2024. “Gli investimenti in cybersecurity quest’anno hanno raggiunto quota 80 milioni di euro e ne sono stati impiegati circa 67, quindi siamo in linea con gli impegni di spesa – ha sottolineato il sottosegretario –. Per il prossimo anno ci sono 220 milioni di euro. Devo dire che ricevo ogni minuto della mia giornata, richieste di integrazione finanziaria”. “Sia i governi precedenti sia quello attuale ritengono la tutela della sicurezza informatica una priorità e quindi certamente non fanno venir meno le risorse”. ha precisato.