Pubblicato il nuovo Rapporto di Black Kite dedicato agli attacchi informatici avvenuti l’anno passato in tutto il mondo con obiettivo le informazioni identificative personali di impiegati e operatori di diversi settori strategici …
Durante il 2021 il crimine informatico ha aumentato la propria capacità di colpire gli obiettivi sensibili, come le informazioni personali, e lo ha fatto affidandosi a strumenti di attacco sempre più precisi e dannosi.
È questo il dato principale del nuovo Rapporto di Black Kite dedicato alla cybersecurity mondiale di Istituzioni e agenzia governative, infrastrutture critiche e alcuni settori strategici come sanità e automotive.
Secondo i ricercatori, infatti, durante l’anno passato sono state sottratte a livello globale 1,5 miliardi di informazioni identificative personali o PII (Personally identifiable information).
Vittime di questi attacchi sono state persone impiegate nel settore sanitario soprattutto, nel 33% dei casi, quindi nelle amministrazioni pubbliche centrali o agenzie governative, nel 14% dei casi, in quello del trasporto aereo (13%), dell’istruzione-educazione (5%), della finanza (4%), delle software technologies (4%), dell’automotive (3%).
Il ransomware rimane lo strumento di attacco migliore, il più efficace nel sottrarre dati sensibili e per monetizzarli velocemente, e il suo utilizzo è in crescita, passando dal 15% del 2020 al 27% del 2021.
La caratteristica principale di questa nuova generazione di cyber criminali è la volontà manifesta di raggiungere gli obiettivi nel minor tempo possibile, con il danno maggiore e il massimo profitto.
“I metodi di attacco stanno diventando più insidiosi, più ragionati, più dettagliati, portati a termine con flessibilità e destrezza. Se migliorano metodi e strumenti, bisogna far rapidamente corrispondere un’altrettanta volontà di rispondere a questi attacchi, migliorando il livello di prevenzione e resilienza”, ha commentato Bob Maley, Chief security officer di Black Kite.
Ulteriori tipologia di attacchi informatici che negli ultimi 12 mesi si sono affermate in tutto il mondo, secondo lo studio, sono gli accessi non autorizzati (15%), server e data base non sicuri (12%), i classici malware (7%), vulnerabilità dei software (5%), tecniche phishing (attorno al 3%).