Due strumenti che potrebbero giocare un ruolo in questa accelerazione dell’integrazione europea – e del potere cibernetico europeo – determinato dalle policy anziché dalla politics sono ‘SOLVIT’ e ‘IMI’. Ecco come funzionano.
Se la nostra quotidianità, dalle nostre azioni e pratiche da cittadini alle informazioni che recepiamo, sono state l’oggetto di un crescente processo di – seppur parziale – europeizzazione delle politiche pubbliche è anche vero che un tale cambiamento ha riguardato diversi settori e diversi strumenti. Ma quali sono i maggiori strumenti che hanno favorito l’europeizzazione, e quanto sono efficaci?
Se la progettazione – e l’“euro-progettazione” – hanno l’effetto di incrementare il numero degli strumenti europei utilizzati ai fini della costruzione delle politiche pubbliche nazionali, locali come europee, maggiori sono proprio gli strumenti di gestione pubblica diretta. Con essi – facendo leva cioè sulla risorsa organizzazione – si accelera particolarmente la cooperazione interamministrativa: in questo modo, la trasformazione digitale può tramutarsi in un’accelerazione della stessa integrazione europea, un processo che ha inizio nelle policy (politiche pubbliche) e arriva poi nella politics (politica nel senso stretto), e perfino nella geopolitica, con il risultato di europeizzare il Quinto Dominio.
Ciò può certamente generare diversi impatti nel lungo periodo, promuovendo un modello di cittadinanza più attiva, più partecipata, più digitale e ovviamente più europea. Due strumenti che potrebbero giocare un ruolo in questa accelerazione dell’integrazione europea – e del potere cibernetico europeo – determinato dalle policy anziché dalla politics sono «SOLVIT» eIMI.
«SOLVIT», per delle Pubbliche Amministrazioni più rapide ed efficienti
«SOLVIT» è un servizio pubblico istituito per trovare soluzioni rapide a problemi causati dalla non corretta applicazione delle norme europee da parte delle pubbliche amministrazioni di due Stati UE.
Si tratta di una rete europea gratuita di assistenza a cittadini e imprese, costituita da 30 Centri nazionali che cooperano per risolvere problemi transfrontalieri, di violazione di diritto dell’Unione europea, oppure causati da una Pubblica Amministrazione. Su impulso della Commissione europea, essa è nata per rispondere alle esigenze di rapidità e concretezza per offrire una soluzione alternativa alla risoluzione non vincolante delle controversie in tempi rapidi dall’apertura del caso – circa 10 giorni. Ciò acquista ancor più rilievo se si pensa a costi e tempi delle procedure codificate dai Trattati sulla tutela giurisdizionale europea.
Tra i vari settori, di cui si occupa «SOLVIT» si annoverano: sicurezza sociale e salute, disoccupazione, libera circolazione (di persone e di lavoratori), riconoscimento di qualifiche professionali, accesso all’educazione, immatricolazione di autoveicoli e patenti, assistenza sanitaria ecc. Anche le imprese possono rivolgersi a «SOLVIT», ad esempio in merito a problematiche come: libera circolazione (dei beni, dei servizi, dei lavoratori), fiscalità, appalti, ecc.
Come funziona questa rete? Se vi è una violazione del diritto dell’Unione europea, si effettua una valutazione, a cui segue l’eventuale apertura del caso per mezzo della banca dati della Commissione europea. Il sistema opera sempre con due centri: il paese A (centro di partenza) che apre il caso, ed il paese B (centro capofila), che riceve il reclamo.
Vanno distinti i centri Home (ricevono il reclamo da un cittadino o un’impresa) da quelli Lead (ricevono il reclamo da un altro Stato membro): l’Italia – secondo Stato membro per numero di casi gestiti dopo la Francia – rientra maggiormente con la seconda (162 casi italiani) casistica rispetto alla prima (75 casi italiani). Infine, la Commissione europea detiene un ruolo fondamentale: essa monitora il lavoro dei centri, pronunciandosi peraltro quando sorgono casi “irrisolvibili” (ad esempio, aprendo un caso pilota, una procedura d’inflazione, svelando una lacuna normativa, ecc.).
«SOLVIT», quindi, non solo è in grado di snellire il lavoro delle istituzioni di controllo dell’UE, ma è uno strumento di risoluzione di conflitti transnazionale che semplifica con il suo supporto le politiche pubbliche – e il loro processo di europeizzazione, rendendo peraltro i cittadini europei più forti.
Un Mercato interno multilingue a portata di mano con “IMI”
Il secondo strumento di particolare interesse è «IMI» (acronimo di Internal Market Information): è un servizio informatico multilingue rivolto alle pubbliche amministrazioni degli Stati UE che favorisce una maggiore cooperazione nell’Unione Europea e un più efficace scambio di informazioni tra le autorità competenti in settori quali le qualifiche professionali, i servizi, i diritti dei pazienti, il trasporto stradale e altri. Si tratta di uno strumento informatico sicuro, che – per mezzo di un’azione di coordinamento – tiene conto delle esigenze del cittadino europeo, che deve poter operare in tutta Europa.
È stato attuato dalla Commissione europea ai sensi della cooperazione amministrativa europea (art. 197 TFUE) e consente lo scambio d’informazioni tra tutte le autorità che fanno parte degli Stati membri. La tutela dei dati personali è regolata efficacemente. Il sistema è fruibile solamente da parte delle autorità nazionali competenti all’utilizzo e perciò registrate (più di 600).
Facendo leva sulla traduzione simultanea, tale strumento risulta di particolare efficienza nel rompere la barriera linguistica all’interno delle richieste che vengono prodotte, abbattendo anche i costi. Peraltro, nonostante la rigidità relativa al suo accesso, il sistema si avvale di un’ampia flessibilità nei confronti delle autorità registrate.
Quali aree legislative sono prese in esame dal sistema «IMI»? Alcune di esse sono le qualifiche professionali, i servizi, i diritti dei pazienti, la protezione dei consumatori, il controllo sulle armi da fuoco. Nel 2022, si è aggiunta l’area legislativa sul trasporto autostradale.
Soprattutto, come funziona il sistema? «IMI» funge da interfaccia per le autorità richiedente le informazioni ad un’altra ricevente. Dal 2008 – anno di entrata in vigore del sistema «IMI» – si sono registrati più di 300 mila scambi, tra i più di 34 mila utenti registrati. Inoltre, nove direzioni generali della Commissione europea operano incessantemente su questo ambiente.
Ai sensi del Regolamento 1024/2012, ogni Paese deve avere un coordinatore nazionale «IMI» (il «NIMIC»), che può a sua volta nominare ulteriori coordinatori cui affidare una parte o la totalità delle attività afferenti un settore specifico, un ramo amministrativo o un’area geografica precisa.
Questo strumento perciò abbatte il muro linguistico, favorendo il coordinamento e la stessa comunicazione tra vari livelli, dal nazionale al regionale, al comunale a quello europeo e internazionale: una rete europea per cittadini, amministrazioni e imprese che amplifica lo scambio di informazioni permettendo un sostanziale rafforzamento della cittadinanza europea, aumentando cioè il valore stesso di questa risorsa in prospettiva geopolitica.
Concludendo
L’esistenza di strumenti di gestione pubblica diretta semplifica nell’intero sistema politico europeo i processi, rendendo l’UE un attore più potente nell’arena internazionale, non solo perché cresce il suo ruolo come attore cibernetico e digitale, ma altresì perché si rafforza il potere degli individui. Rivolgendosi a queste reti, infatti, il cittadino europeo è più forte, e il livello politico-individuale europeo diventa tra i più rafforzati, in un mondo dall’inesauribile predominio del livello statale.
In effetti, quello in cui viviamo e a cui siamo tremendamente abituati è un mondo in cui il potere in senso stretto (la politics) tende a determinare le policy (politiche pubbliche): anche attraverso la progettazione – e dunque il ricorso a numerosi nuovi strumenti – questa relazione tende sempre più a essere sovvertita e invertita. La geopolitica stessa, invece, dovrebbe iniziare a concepire sempre più il potere come qualcosa che attinge la sua forza anche dalle politiche pubbliche e dal processo di policy-making – attraverso cui vengono formulate, decise e messe in atto. Anche la policy determina cioè la politics. Dunque – sarebbe lecito chiedersi – la geopolitica riuscirà ad essere al contempo (geo)politcs e (geo)policy?