Il QUAD annuncia una nuova strategia per l’Indo-Pacifico
“Noi, i leader di Australia, India, Giappone e Stati Uniti, ci siamo riuniti oggi, per la prima volta di persona, come il Quad”, così inizia il comunicato ufficiale della Casa Bianca sul primo appuntamento “in person”, con tutti i leader dei Paesi membri riuniti di persona, per il Quadrilateral Security Dialogue o QUAD.
Un’alleanza strategica tra i Paesi di Stati Uniti, India, Giappone e Australia, per il mantenimento della sicurezza e la pace nei mari della regione Indo-Pacifico, attraverso l’organizzazione di incontri periodici tra le parti, la cooperazione intergovernativa e anche lo svolgimento di esercitazioni militari congiunte.
Un esempio pratico di quanto sia divenuta rilevante, da un punto di vista geopolitico ed economico, quest’ampia area compresa tra Oceano Indiano e Pacifico occidentale, che negli ultimi anni ha visto sovrapporsi crescenti interessi commerciali, finanziari, politici e militari.
Sovrapposizione che ha innescato una progressiva ridefinizione dei rapporti di forza degli attori in campo, che operano direttamente nell’area in questione.
L’occasione del Quad summit, si legge nel comunicato, “è un’opportunità per rifocalizzare noi stessi e il mondo sull’Indo-Pacifico”, aggiungendo che i Paesi membri si impegnano nero su bianco “a promuovere un concetto di ordine basato sulla libertà e regole certe, radicato nel diritto internazionale, per rafforzare la sicurezza e la prosperità nell’Indo-Pacifico”.
Diritto internazionale, infrastrutture critiche e cybersecurity
I Quad Country, in sostanza, sostengono “lo stato di diritto, la libertà di navigazione e sorvolo, la risoluzione pacifica delle controversie, i valori democratici e l’integrità territoriale degli Stati”.
Tanti i temi su cui il Quad nel tempo dirà la sua, come la transizione energetica ed ecologica, il rischio di nuove pandemie, l’innovazione tecnologica e la trasformazione digitale, la crisi climatica e ambientale, l’inquinamento e le tecnologie medico-sanitarie.
Su tutti questi rilevanti temi, però, svettano quelli della sicurezza dell’area e della cyber sicurezza delle infrastrutture critiche, cioè energetiche, idriche, industriali, sanitarie, dei trasporti, delle telecomunicazioni e governative.
“Oggi iniziamo una nuova cooperazione nel cyberspazio e ci impegniamo a lavorare insieme per combattere le minacce informatiche, promuovere la resilienza e proteggere le nostre infrastrutture critiche”, si legge ancora nel documento della Casa Bianca.
La Cina sullo sfondo
Ma chi è il vero destinatario di tutti questi annunci, di tutte queste dichiarazioni di intenti?
È la Cina, ovviamente, anche se non è mai stata nominata durante il summit.
Il gigante asiatico è certamente l’obiettivo dell’alleanza, l’avversario comune da affrontare e contenere su vasta scala.
Pechino rappresenta oggi una potenza economica e finanziaria globale, un attore di primo piano sul mercato tecnologico ed energetico mondiale, un competitor che minaccia gli interessi di Washington in diversi settori strategici.
Nel Mar cinese meridionale si concentrano così tensioni internazionali sempre più forti e gli sguardi del mondo iniziano a rivolgersi con maggiore attenzione a questo tratto di Pacifico.
Resta infine da valutare sul piano regionale quali saranno i rapporti tra il QUAD e l’Asean, Association of Southeast Asian Nations, cioè l’Associazione delle nazioni del Sud-Est asiatico (Filippine, Indonesia, Malasya, Singapore, Thailandia, Brunei, Vietnam, Birmania, Laos, Cambogia).
Piccolo: “Il nuovo QUAD rischia di favorire l’aumento della tensione nella regione”
Sul tema abbiamo sentito Irene Piccolo, esperta di politica internazionale e Presidente del Centro Studi AMIStaDeS, che ci ha raccontato la genesi del QUAD e illustrato gli obiettivi che questa Alleanza si è posta sullo scenario dell’Indo-Pacifico.
“Spesso i commentatori hanno definito il QUAD come una NATO asiatica, non riuscendo – almeno in apparenza – a intravedere la profonda diversità tra i due organismi. Mentre la NATO infatti nasceva, in un contesto di guerra fredda, come un’alleanza dichiaratamente militare che avrebbe difeso ogni suo componente da qualunque attacco in un’ottica di difesa collettiva (previsto dall’art. 5 del Trattato istitutivo della NATO), il QUAD ha un’origine ben diversa. Esso nasce infatti all’indomani dello tsunami che nel 2004 ha travolto l’Oceano Indiano – ci ha spiegato Piccolo – con la finalità di fornire un primo supporto e assistenza ai Paesi colpiti. Il nome stesso, nella sua versione estesa, definisce il QUAD come un “Dialogo” sottolineando l’assenza di una struttura interna di tipo istituzionale, da cui invece le organizzazioni internazionali, NATO inclusa, non possono prescindere”.
“Sinora, dunque, nei suoi oltre quindici anni di esistenza, il QUAD ha avuto alti e bassi nonché lunghe battute d’arresto, non salendo mai davvero agli onori delle cronache. Il 12 marzo scorso, però – ha continuato la Presidente del Centro studi – si è tenuto il primo summit virtuale che ha dato nuova linfa vitale a questo framework di cooperazione informale, istituzionalizzando i vertici dei Capi di Stato con agende mirate e action-oriented”.
Asean e Cina
“In tutti questi anni – ha proseguito Piccolo – l’obiettivo era già certamente contenere e, laddove possibile, frenare l’ascesa cinese, ma tale scopo non è mai stato apertamente dichiarato per diverse ragioni, tra cui l’interesse degli stessi Stati QUAD a non compromettere apertamente le relazioni con la Cina. Al contempo, non trascurabile è la circostanza che quasi tutti gli attori statali regionali hanno rapporti con Pechino; per cui se il QUAD si presentasse apertamente in chiave anticinese, potrebbe compromettere il dialogo con quegli Stati dell’area che non vogliono inimicarsi la Cina”.
“In questa riflessione si inserisce necessariamente l’ASEAN che ha spesso percepito con fastidio il QUAD, dal momento che sin dalla sua nascita, nel 1967, è stata proprio l’Associazione delle Nazioni del Sud Est Asiatico a creare e alimentare i grandi dibattiti che hanno poi prodotto degli sviluppi significativi a livello regionale. In quest’ottica, il QUAD dunque rischia di divenire quasi un rivale”, ha precisato l’esperta di politica internazioanle.
Competizione tecnologica
“Con la riunione del 24 settembre scorso – ha sottolineato Piccolo – gli Stati hanno voluto dare un’accelerata verso l’istituzionalizzazione assegnando al QUAD delle precise aree su cui lavorare nel prossimo futuro, che vanno ad aggiungersi all’obiettivo della lotta al COVID-19 previsto nel meeting di marzo (i quattro Paesi si erano impegnati a fornire un miliardo di vaccini ai Paesi dell’Indo-Pacifico). Tra le nuove aree d’intervento sicuramente spicca l’attenzione data alle tecnologie e alle infrastrutture, che costituiscono probabilmente il principale tavolo di sfida alla Cina. Quest’ultima, infatti, è stata sinora la “portatrice sana” della tecnologia 5G nel mondo e, grazie alla Belt and Road Initiative (BRI), anche la promotrice di piani e progetti infrastrutturali in ben tre continenti: Africa, Asia ed Europa”.
“Durante il vertice, il QUAD – oltre a elaborare una Dichiarazione di principi su progettazione, sviluppo, governance e uso della tecnologia – si è dato come priorità la sicurezza della catena di approvvigionamento dei semiconduttori, l’apertura di un dialogo con l’industria sullo sviluppo delle reti 5G e la creazione di contatti per sviluppare standard avanzati in materia di intelligenza artificiale. Rispetto alla questione infrastrutturale – ha puntualizzato la Presidente AMIStaDeS- è di enorme rilievo il fatto che il summit abbia lanciato il Quad Infrastructure Coordination Group che, da un lato, risponde alle esigenze della regione indo-pacifica molto carente in infrastrutture e, dall’altro, si rivolge al settore privato anziché agli attori statali come invece è stato fatto dalla Cina nella strutturazione della BRI. Per far ciò, il QUAD ha “riesumato” un progetto che già coinvolgeva Australia, Giappone e USA, consistente in uno schema di certificazione per attirare le imprese chiamato Blue Dot Network, estendendolo anche all’India”.
“Naturalmente la Cina non guarda con favore questo nuovo ruolo assunto dal QUAD che, finché consisteva di vertici sporadici e diradati nel tempo e poneva al centro della discussione azioni di aiuto e assistenza per determinati contesti, non destava preoccupazione; adesso che esso si affianca alla neonata alleanza AUKUS – ha concluso Piccolo – la percezione del rischio è nettamente diversa. Con molta probabilità questo nuovo QUAD, più che contenere l’ascesa cinese, avrà invece l’effetto di favorire l’aumento della tensione nella regione”.