La struttura avrà la funzione di vigilare sulla sicurezza di milioni di informazioni possedute per finalità di polizia (sulle persone, sui documenti, sui veicoli, sulle tracce) siano adeguatamente protette.
Una struttura d’avanguardia, finanziata da fondi europei, per la prevenzione e l’intervento tempestivo sugli incidenti informatici alle banche dati delle forze di polizia, di natura accidentale, naturale o dolosa, come gli attacchi hacker.
E’ questo l’obiettivo del Cyber Security Operations Center (C-Soc), inaugurato presso la Direzione centrale della polizia criminale del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, il 26 aprile a Roma. Una struttura hardware e software di ultima generazione, che grazie alla formazione mirata di analisti ed operatori appartenenti alle quattro forze di polizia, lavorerà attraverso protocolli standardizzati perché la reazione all’incidente informatico sia la più tempestiva e risolutiva.
La funzione del C-Soc: Cyber Security Operations Center
Voluta dal Capo della Polizia Lamberto Giannini, la struttura avrà la funzione di vigilare sulla sicurezza di milioni di informazioni possedute per finalità di polizia (sulle persone, sui documenti, sui veicoli, sulle tracce) siano adeguatamente protette. “L’obiettivo, spiega una nota del Viminale, sarà garantire, oltre alla sicurezza del sistema in termini di riservatezza, integrità e disponibilità, la protezione dei dati personali per evitare la dispersione (cosiddetto data breach), secondo il principio di responsabilità introdotto da Direttiva europea 680 del 2016, che rappresenta la magna carta per il trattamento dei dati per finalità di polizia e di giustizia“.
Luciana Lamorgese: “Il potenziamento della cybersecurity è di cruciale importanza per il Paese”
“L’importanza della infrastruttura destinata a innalzare i livelli di sicurezza informatica delle banche dati interforze di polizia, in conformità alle più recenti prescrizioni in tema di sicurezza cibernetica, ha evidenziato il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, presente all’inaugurazione. “Il potenziamento della cybersecurity è infatti di cruciale importanza al fine di porre in essere efficaci azioni di risposta e di contenimento delle conseguenze in caso di incidenti aventi impatto sulle nostre reti, servizi e sistemi informatici. Sicurezza, privacy e protezione dei dati – ha aggiunto la titolare del Viminale – sono presidi di democrazia e libertà che occorre bilanciare attraverso il ricorso al principio della proporzionalità del loro trattamento, rispetto al fine perseguito ed espressamente previsto dalla normativa di riferimento”.
Il prefetto Vittorio Rizzi: “La sfida del C-Soc è quella di coniugare sicurezza e protezione dei dati personali”
“La sfida del C-Soc è quella di coniugare sicurezza e protezione dei dati personali”, ha sottolineato il prefetto Vittorio Rizzi. “Due concetti che anche nel più recente passato venivano considerati inversamente proporzionali, perché si riteneva che a un maggior livello di sicurezza dovesse necessariamente corrispondere una più profonda intrusione nella sfera privata. La filosofia che abbiamo accolto, in linea con la normativa europea e nazionale, ha aggiunto il prefetto, “è quella della responsabilità, perché ad un più alto livello di sicurezza corrisponda anche un più altro livello di protezione dei dati personali”.
Il Cyber Security Operations Center è situato presso la direzione centrale della Polizia Criminale – guidata dal prefetto Vittorio Rizzi – del dipartimento della Pubblica Sicurezza. Qui ad oggi si attestano una galassia di sistemi informativi, con banche dati come il Sistema informatico interforze CED-SDI, il NUE 112, la banca dati del DNA, il Sistema Informativo Shengen Nazionale (NSIS).