I cyber attacchi DDoS sono molto utili per bloccare le comunicazioni di criminali e terroristi. Lo ha testato con successo la polizia UK
Una delle tecniche più usate nei cyber attacchi, i DDoS, può essere impiegata anche a fin di bene. Sia contro la criminalità tradizionale e informatica sia per combattere il terrorismo. Ciò grazie alle conseguenze che azioni di questo tipo determinano: in particolare il blocco del dispositivo-vittima. Statico, quali i computer desktop e le reti, o portatile come laptop, tablet e smartphones. Il tutto dipende da quale effetti si vogliano causare nei confronti del bersaglio. Per esempio, gli attacchi DDoS sono molto utili per bloccare le comunicazioni mobile di uno o più telefonini. Questa pratica crea grandi problemi al crimine organizzato e al terrorismo, che spesso basano le loro attività proprio sulla comunicazione. Nel primo caso, peraltro, la polizia UK ha usato una tecnica DDoS style contro i trafficanti di droga, in chiave preventiva. Di fatto tagliandoli fuori dalla catena di rifornimento, come riporta un post su Motherboard.
Il terrorismo per le sue attività si basa sempre più sulla tecnologia, che gli si può ritorcere contro
I cyber attacchi DDoS, però, possono fare la differenza anche contro il terrorismo. Pensiamo agli attentati con bombe comandate a distanza, in cui i cellulari sono usati come detonatori. Oggi, nelle situazioni di possibile pericolo, tradizionalmente si “jamma” l’intera area coinvolta. Cioè si disturbano tutte le comunicazioni. Invece, con un’azione di questo tipo, si potrebbero isolare solo alcuni dispositivi sospetti. Ciò porterebbe a una netta diminuzione di disagi per tutti gli altri e darebbe maggiori chances di sventare l’azione. Gli smartphones usati come remote trigger, infatti, sarebbero inutilizzabili. E non ci sarebbe bisogno di un artificiere sul posto che, rischiando la vita, disinneschi l’ordigno. L’unico neo è la condizione necessaria del dispositivo mobile: che sia connesso o abbia qualche tipo di accesso a internet. Inoltre, è opportuno identificare preventivamente i telefoni a cui inviare la cyber aggressione per evitare errori, che potrebbero costare molto caro.
Con gli attacchi DDoS, gli smartphones e internet possono diventare i peggiori nemici dei jihadisti
I cyber attacchi DDoS agli smartphones in ambito terrorismo si confermano molto utili non solo in situazioni estreme. Ma anche, come avviene per la criminalità tradizionale, per bloccare le comunicazioni tra uno o più soggetti e l’esterno. Sia per scongiurare o rallentare un particolare evento o circostanza sia per isolare un bersaglio a distanza. Soprattutto se il target ha necessità di usare il dispositivo mobile per funzioni che non siano esclusivamente telefonare. Pensiamo al caso degli specialisti della propaganda jihadista, il cui compito è creare contenuti o rilanciare contenuti dal web e disseminarli più velocemente ed efficacemente possibile. A questo scopo hanno bisogno di internet. Perciò, devono avere accesso alla rete per postare messaggi, foto e video sui social media. In questo caso un attacco DDoS o DDoS style può essere una soluzione per fermarli.