Il mercato mondiale della sicurezza informatica militare raggiungerà 138 miliardi di dollari entro il 2027, secondo un rapporto della Strategic Defense Intelligence(Sdi) dal titolo “The Global Military Cybersecurity Market 2017-2027“.
Il rapporto prevede che il mercato assuma un tasso di crescita annuale del 3,53%. Il valore cumulativo di mercato durante il periodo di previsione è stimato in 130,7 miliardi di dollari, trainato principalmente dal Nord America, seguito da Asia ed Europa. Si prevede che gli acquisti in corso e quelli futuri dei sistemi di cybersicurezza consentiranno al Nord America di sostenere la maggiore quota di mercato. La spesa cumulativa del Nord America per i sistemi di cybersicurezza durante il periodo di previsione è stimata in 81,8 miliardi di dollari.
Si prevede inoltre che l’Asia/Pacifico e l’Europa avranno quote di mercato globali rispettivamente del 14,9% e dell’11,8%. Di sicuro un altro mercato chiave sarà quello del Medio Oriente, che dovrebbe avere una quota di mercato del 7,6% durante il periodo di previsione. La spesa più alta dovrebbe riguardare il segmento della sicurezza di rete al 38,5% dato l’aumento degli attacchi informatici alle reti militari, seguito dai sistemi di sicurezza dei dati al 25,6%, identità e accesso al 19,3% e Cloud Protection al 16,6%. In Europa con il Regolamento sulla Protezione dei Dati, Gdpr che dovrebbe entrare in vigore dal 25 maggio 2018 insieme con la Direttiva sulla Sicurezza della Rete, Nis, si creeranno le premesse per una importante trasformazione della sicurezza informatica. Interazione pubblico-privato, collaborazione tra paesi membri dell’Unione, definizione di standard e procedure comuni, individuazione delle autorità competenti a “gestire le crisi” sono oggetto di una normativa ampia e vincolante, sanzionata da precisi obblighi e responsabilità. Eppure bisogna saper gestire al meglio le minacce.
Infatti come sottolinea l’avvocato Stefano Mele, uno dei massimi esperti italiani di cyberterrorimo, per parlare di cyberwar è necessario che le azioni portate a termine utilizzando strumenti informatici abbiano dei risvolti dannosi anche nel mondo reale, quindi “offline”. Resta però da sciogliere un nodo importante. Infatti per incrementare il livello di resilienza cibernetica è fondamentale investire sulla tecnologia, ma è altrettanto importante cercare di coordinare l’operato di tutti gli attori coinvolti, per evitare inutili duplicazioni dei costi e facilitare lo scambio di informazioni in tempi rapidi. Tutto ciò trova ancora delle difficoltà per via della scarsa collaborazione tra stati nell’attività di information sharing.