Il Cyberspace Administration of China (CAC) ha deciso che il produttore statunitense di memorie Micron è un pericolo per la sicurezza nazionale e, per questo motivo, ha ordinato alle società informatiche locali di “interrompere l’acquisto di prodotti Micron“.
Dopo l’avvio di un’indagine nelle scorse settimane, volta a “garantire la sicurezza delle catene di approvvigionamento delle infrastrutture informatiche chiave, prevenire i rischi di sicurezza informatica causati da problemi nascosti dei prodotti e preservare la sicurezza nazionale”, il Cyberspace Administration of China (CAC) ha concluso che i prodotti di Micron non hanno passato un controllo di cybersicurezza e quindi ora agli operatori cinesi del settore è vietato acquistare i suoi prodotti.
Un rischio per la sicurezza nazionale del Paese che alimenta e fa crescere ancora le tensioni tra Washington e Pechino.
“La revisione ha stabilito che i prodotti di Micron hanno seri rischi per la sicurezza della rete che pongono seri problemi di sicurezza per la catena di rifornimento delle infrastrutture critiche di informazioni, con effetti sulla sicurezza nazionale”, ha reso noto l’amministrazione. Interpellato dalla Bbc, un portavoce di Micron ha reso noto che la società ha “ricevuto l’avviso della revisione dei suoi prodotti venduti in Cina” sottolineando che si stanno valutando le conclusioni ed i prossimi passi. “Speriamo di continuare il dialogo con le autorità cinesi”, ha aggiunto.
Un portavoce del dipartimento del Commercio Usa ha criticato la mossa affermando che “ci opponiamo con forza alle restrizioni che non hanno fondamento nei fatti: queste azioni insieme a quelle che recentemente hanno preso di mira altre società americani sono in contraddizioni con le affermazioni della Cina sull’apertura del suo mercato”.
Circa il 10% del fatturato annuo di 30,8 miliardi di dollari di Micron lo scorso anno proveniva dalla Cina, secondo i dati forniti dal gruppo. Ma gran parte dei prodotti Micron venduti nel Paese sono stati acquistati da produttori stranieri, avevano affermato in precedenza gli analisti, e non è chiaro se la decisione dell’agenzia della sicurezza informatica influirà sulle vendite ad acquirenti stranieri.
La guerra tra gli Usa e la Cina
La guerra dei chip tra Pechino e Washington si è intensificata lo scorso anno quando gli Stati Uniti hanno imposto restrizioni all’accesso della Cina a chip di fascia alta, apparecchiature per la produzione di chip e software utilizzati per progettare semiconduttori. Washington ha citato preoccupazioni per la sicurezza nazionale e ha affermato di voler impedire che la tecnologia che potrebbe aiutare a sviluppare attrezzature militari avanzate venga acquisita dalle forze armate e dai servizi di intelligence cinesi. Nel 2021, la Cina ha importato semiconduttori per un valore di 430 miliardi di dollari, più di quanto ha speso per il petrolio.
Micron Technology ha già annunciato che investirà in Giappone 500 miliardi di yen (3,6 miliardi di dollari) per avviare strutture di produzione di chip Dram. Come dichiarato dall’amministratore delegato dell’azienda, Sanjay Mehotra, parte dell’investimento è sostenuto finanziariamente dal governo giapponese e verrà destinato alla realizzazione di una linea di produzione all’avanguardia a Hiroshima.