Se si parla di digitalizzazione è indispensabile parlare anche di sicurezza: la cybersecurity è al centro dell’attenzione. Di recente l’attacco dei virus Wannacry e NotPetya hanno dato input a una maggiore ricerca per rendere sempre più sicuri i sistemi digital.
In un mondo sempre più digitalizzato, la protezione dei dati diventa decisamente cruciale. Il tema della sicurezza sul web coinvolge certamente i singoli – basti pensare alla protezione della propria privacy e all’identità virtuale sui social – ma sicuramente la cybersecurity è di rilevante importanza anche e soprattutto per tutti i settori interessati dal processo di digitalizzazione, ad esempio la finanza.
NotPetya, il nemico del momento
Dopo il nemico “WanaCrypt0r 2.0” (per gli amici, si fa per dire), il virus informatico Wannacry, una nuova minaccia ha fatto il suo esordio nel sistema Microsoft Windows lo scorso 27 giugno 2017: si chiama NotPetya, il nuovo ramsomware partito dall’Ucraina ed espansosi a macchia d’olio nei sistemi informatici internazionali.
Come Wannacry, anche NotPetya è stato definito un ramsomware, ovvero un tipo di malware in grado di cifrare i dati contenuti nel sistema col fine di poter chiedere un riscatto al proprietario per poter avere in cambio la chiave per decodificarli. Ma NotPetya agisce diversamente, precisamente sembra che si diffonda tramite email e attraverso l’aggiornamento di un business software ucraino chiamato MeDoc: basta aprire la malcapitata mail che lo contiene e il virus è dentro il sistema. Anche questa volta gli hacker che si celano dietro l’attacco hanno chiesto un riscatto nella valuta virtuale del momento, il Bitcoin. L’ammontare del riscatto è di circa 300 dollari.
Una differenza con il virus precedente è che NotPetya non cripta solo i file, ma l’intero disco fisso. In comune col fratello Wannacry ha l’origine, infatti entrambi si basano sull’exploit Nsa Eternalblue.
Le vittime informatiche causate dal virus sono ancora in fase di conteggio, ma rispetto al precedente il virus sembra avere un raggio d’attacco inferiore.
Certo è che, dopo i due recenti attacchi hacker, la paura tra le aziende è cresciuta, facendo tornare alla ribalta l’importanza di rafforzare la sicurezza digitale.
Investire in cybersecurity
Al netto dei danni provocati dal malware, è innegabile che il tema della cybersecurity apra delle interessanti opportunità di investimento: possiamo definirlo come uno dei trend del futuro da tenere d’occhio negli anni a venire, che si muove di pari passo con tecnologia e digitalizzazione.
In Italia, a tal proposito, il Governo ha lanciato un piano d’azione chiamato “Industria 4.0”, che mira ad agevolare gli investimenti delle imprese in soluzioni di sicurezza informatica. Una ricerca dell’Osservatorio Information Security&Privacy del Politecnico di Milano ha messo in luce come il 74% delle grandi imprese italiane investa nel mercato delle soluzioni in tema di sicurezza digitale. Le PMI, invece, sono molto meno interessate, nonostante molte imprese che lavorano con macchinari che raccolgono dati siano potenziali vittime di attacchi hacker.
L’Italia, tra l’altro, ha un indice di sicurezza più basso rispetto a quello di altre nazioni.
Innovazione prima di tutto
Pensaci Oggi punta con decisione sui trend legati all’innovazione. Non a caso ha inserito in portafoglio due ETF che permettono di investire proprio sul tema della sicurezza digitale: l’ETF ISE CYBER SECURITY e l’ETF ISHARES DIGITALISATION.
I due ETF permettono di investire a livello globale in società che operano nel settore della cybersecurity:
- ETF ISE CYBER SECURITY: ha un paniere di circa 30 titoli azionari, che comprende aziende incluse nell’indice ISE Cyber Security UCITS Total Return
- ETF ISHARES DIGITALISATION: l’indice a cui si riferisce ha un minimo di 80 componenti e l’ETF comprende società che almeno per il 50% generano entrate annuali provenienti dal settore della sicurezza digitale
Entrambi gli ETF non distribuiscono dividendi, sono cioè ETF in versione “ad accumulazione”.
Sempre abbracciando la causa contro il cybercrime, Pensaci Oggi ha investito anche in azioni di IBM, che proprio a questo dedica una parte del suo business. Infatti, il colosso americano IBM ha di recente introdotto nel settore cybersecurity anche l’intelligenza artificiale: così è nato Watson for Cybersecurity, progettato per rendere cognitivi i Security Operations Center. La nuova tecnologia cognitiva permette di eseguire indagini e analisi di dati con più velocità e precisione e tra le feature presenta anche un chatbot che giornalmente comunica con i clienti.