La Nato a protezione dei cavi sottomarini tra strategie di sicurezza e resilienza

L’Alleanza Atlantica ha inviato due navi nel Baltico con il duplice obiettivo di monitorare le infrastrutture sottomarine critiche e la “flotta ombra” di Mosca. E mentre la Marina Estone sta pattugliando le aree dove si trovano i cavi strategici, la Svezia invoca l’Articolo 4 della Nato per timore della minaccia russa.

Negli ultimi anni la Nato sta intensificando la propria strategia a tutela delle infrastrutture critiche (con particolare riferimento ai cavi sottomarini, nei confronti dei quali “l’Italia giocherà un ruolo importante”, le parole del sottosegretario all’Innovazione Alessio Butti al termine della ministeriale del G7) alla luce di numerosi sabotaggi ai cavi in fibra ottica. Non sorprende, dunque, che l’Alleanza Atlantica invii due navi nel Mar Baltico per monitorare le infrastrutture sottomarine critiche e la “flotta ombra” di Mosca (che il ministro degli Esteri finlandese, Elina Valtonen, menziona così: “Il tempo non gioca a favore della Russia”).

Per “flotte ombra” si intendono vecchie petroliere, spesso non assicurate e di proprietà poco trasparenti, che la Russia mette in mare per esportare il suo petrolio greggio all’estero, nonostante le sanzioni internazionali di UE e del G7. Poco stupore, certo, ma l’allerta è alta: il giorno di Natale – e non è un regalo – il cavo elettrico Estlink 2 e quattro cavi per le telecomunicazioni che collegano la Finlandia e l’Estonia sono stati danneggiati. E in un post su X il ministro degli Esteri estone, Margus Tsahkna, ammette: “Non si può escludere che il danneggiamento del cavo sia deliberato”.

Sfogliando il calendario ancora più a ritroso, erano già accaduti episodi analoghi poi interpretati come azioni di guerra ibrida russe (anche se il tema riguarda tutto il mondo, basti pensare al Vietnam isolato a causa dei guasti ai cavi sottomarini). Un esempio che ci riguarda più da “vicino”? Il guasto al cavo sottomarino C-Lion1, che connette Helsinki a Rostock attraversando il Mar Baltico, con un’interruzione delle comunicazioni tra la Finlandia e la Germania. L’incidente è avvenuto nelle acque al largo dell’isola svedese di Öland, accendendo dibattiti sulle cause e facendo maturare sospetti sulle responsabilità russe.

Sorveglianza delle infrastrutture sottomarine

Le parole del ministro Valtonen lasciano così poco margine di interpretazione: “La Nato ha inviato due imbarcazioni e stiamo anche incrementando altre attività e presenza nell’area”. La scorsa settimana la Joint Expeditionary Force – coalizione a guida inglese che comprende Stati nordici e baltici, nonché i Paesi Bassi – ha reso noto, attraverso un comunicato, che avrebbe potenziato la sorveglianza delle infrastrutture sottomarine nel Mar Baltico.

Un’iniziativa, quest’ultima, che fa seguito ad operazioni analoghe come il lancio della Critical Undersea Infrastructure Protection Cell (cellula operativa dell’Alleanza Atlantica volta a “migliorare le relazioni tra l’industria civile e quella militare, condividendo conoscenze e tecnologie”) e del NATO-EU Task Force on Resilience of Critical Infrastructure (unità operativa che si occupa di protezione delle infrastrutture critiche nei settori di Energia, Trasporti, Spazio e Digitale).

Nuove minacce all’integrità territoriale

È inutile girarci attorno: i danni ai cavi sottomarini sono divenuti talmente sistematici che è arduo (per usare un eufemismo) etichettarli come accidentali. Vanno altresì ritenuti dei veri e propri attacchi nei confronti di strutture vitali. La stessa Estonia non nutre dubbi in merito, tant’è che ha inviato la sua marina militare nei pressi del cavo elettrico sottomarino Estlink 1. L’intento, ha spiegato su X il ministro della Difesa estone, Hanno Pevkur, “è quello di difendere e garantire la nostra connessione energetica con la Finlandia”.

Nel frattempo, anche in Svezia – Paese entrato nella Nato solo nel marzo 2024, diventandone il 32esimo membro – aumenta il timore per la minaccia della Russia dopo la rottura dei cavi sottomarini nel Mar Baltico. Ragione per cui il partito socialdemocratico sollecita il governo ad invocare l’articolo 4 della Nato (“le parti si consulteranno ogni volta che, nell’opinione di una di esse, l’integrità territoriale, l’indipendenza politica oppure la sicurezza di una delle parti risultasse minacciata”) temendo l’intimidazione russa. È quanto scrive Sweden Herald. Un appello nei confronti del quale il ministro degli Esteri svedese, Maria Malmer Stenergard, ha dichiarato all’emittente nazionale SVT che il governo “non esclude nulla”.

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