“La Cina non ha emanato leggi, regolamenti e documenti politici che proibiscano l’acquisto e l’uso di smartphone di marca straniera, incluso l’iPhone”, ha replicato la portavoce del ministero degli Esteri Mao Ning, nel corso del briefing quotidiano.
La Cina ha negato di aver messo al bando l’uso degli iPhone e l’esistenza di leggi che vietino ai funzionari di acquistare o utilizzare telefoni stranieri, in merito a quanto riportato dal Wsj secondo cui Pechino aveva deciso, per motivi legati alla sicurezza, di impedire ai dipendenti pubblici gli smartphone di Apple e stranieri più in generale.
“La Cina non ha emanato leggi, regolamenti e documenti politici che proibiscano l’acquisto e l’uso di smartphone di marca straniera, incluso l’iPhone”, ha replicato la portavoce del ministero degli Esteri Mao Ning, nel corso del briefing quotidiano.
“Abbiamo sempre avuto un atteggiamento aperto nei confronti delle imprese finanziate dall’estero”, ha aggiunto Mao, secondo cui la Cina “tratta sia le imprese nazionali sia quelle finanziate dall’estero allo stesso modo e su un piano di parità”. Il governo, inoltre, “attribuisce grande importanza all’informazione e alla sicurezza informatica”.
Il Wall Street Journal aveva riferito per primo la mossa della Cina, seguito poi da Bloomberg secondo cui Pechino intendeva estendere il divieto a carico delle agenzie sostenute dal governo e delle società statali, ampliando l’effetto della politica restrittiva in modo molto più ampio in un’economia pianificata e centralizzata.
Le azioni Apple hanno bruciato circa 200 miliardi di dollari di capitalizzazione di Borsa nel paio di sedute della scorsa settimana successive alla diffusione dei report sulle restrizioni all’uso negli uffici di iPhone e smartphone stranieri decise da Pechino a carico dei dipendenti governativi e degli enti sostenuti dallo stato.