Se usate con leggerezza infatti, le applicazioni di incontri possono prestare il fianco a chi volesse rilevare dati a scopi malevoli (dallo stalking al black mailing). “Non vogliamo scoraggiare le persone dall’utilizzarle, ma vorremmo fornire alcune raccomandazioni su come farlo in modo più sicuro”, hanno detto i ricercatori. L’analisi della società ha indagato 9 servizi diversi, tra i quali Badoo, Mamba, Zoosk, Happn, WeChat, Paktor, OkCupid, Bumble e Tinder
Tanto per cominciare, i ricercatori hanno provato a de-anonimizzare i profili, cioè raggiungere la vera identità degli utenti. Nel caso di Tinder, Happn e Bumble, sfruttando le informazioni come quelle sulla formazione e storia lavorativa presenti sul profilo pubblico, sono riusciti ad arrivare ad altre presenze online.
Usando queste informazioni, siamo riusciti nel 60% dei casi a identificare le pagine degli utenti su vari social media, tra cui Facebook e LinkedIn, nonché i loro nomi e cognomi
hanno detto i ricercatori. Il collegamento agli account Instagram collegati (funzione comune a molti servizi) ha spianato ulteriormente la strada.
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