I settori più colpiti dai malware in Italia sono la sanità (1.072 attacchi), la PA (842 attacchi), il manufacturing (746 attacchi), il tech (525) e il banking (260).
L’Italia è tra le prime cinque nazioni al mondo più colpite dai malware classificandosi terza come Paese maggiormente colpito dai ransomware. Secondo l’ultimo report di Trend Micro i settori più colpiti dai malware in Italia sono la sanità (1.072 attacchi), la PA (842 attacchi), il manufacturing (746 attacchi), il tech (525) e il banking (260).
I dati hanno evidenziato come, nel dettaglio, a ottobre il numero totale di ransomware intercettati in tutto il mondo è stato di 1.297.400. Gli Stati Uniti sono il Paese maggiormente colpito, con il 23,4% di attacchi, a seguire Francia (7,5%), Italia (5%), Belgio (4,5%) e Brasile (3,8%). Per quanto riguarda i malware, gli Stati Uniti rimangono i più attaccati, con 34.816.097 assalti, seguiti da Giappone (31.711.116), Australia (6.132.704), Italia (6.097.979) e Regno Unito (5.610.942).
Lagarde (Bce): “Gli attacchi informatici e il clima minaccia la stabilità finanziaria”
I cambiamenti climatici e gli incidenti informatici sono le “nuove minacce che possono intaccare profondamente la stabilità finanziaria”.
Lo ha affermato la presidente della Bce Christine Lagarde, che ha aperto i lavori ieri della 5/a conferenza annuale del Comitato Europeo per il Rischio Sistemico (Esrb).
“Ci sono minacce sulla stabilità finanziaria che sono state sempre monitorate dall’Esrb, come l’assunzione sfrenata di rischi, le eccessive valutazioni delle attività e l’eccesso di credito”. Quelle di oggi, che riguardano il clima e gli attacchi informatici, sono invece “difficili da affrontare”, ma, prosegue citando Steve Jobs, il fondatore di Apple, “se si definisce correttamente il problema si è quasi trovata la soluzione”.
Per affrontare i rischi climatici occorre “intraprendere uno sforzo collettivo nel quale il settore finanziario ha un ruolo chiave” per “drenare risorse per un’economia più sostenibile”.
Quanto agli incidenti informatici, “ad oggi non ne abbiamo ancora visti nel sistema finanziario, ma nel sistema ospedaliero durante la crisi del Covid 19 e nella rete del Colonial Pipeline negli Usa, lasciandoci presagire quello che potrebbe avvenire nel futuro. Attacchi simili – prosegue – sono una questione di tempo, non di possibilità”. Per questo “le Istituzioni finanziarie debbono adeguare la loro infrastruttura tecnologica a un improvviso incremento del lavoro da remoto e delle relazioni da remoto con i propri clienti, che aumentano l’efficienza ma anche la vulnerabilità del sistema”.