Gli attacchi hacker e i furti di dati costano alle aziende italiane quasi 900 milioni di dollari. Lo ha stimato il Center for strategic and international studies di Washington, che mette l’Italia tra i primi dieci paesi nella classifica internazionale sui rischi e danni causati dal cybercrime.
In aggiunta il rapporto Clusit (l’associazione italiana per la sicurezza informatica) evidenzia che metà delle aziende multinazionali ha subito almeno un attacco grave informatico e qualsiasi società è a rischio nei prossimi mesi.
In questo scenario si inserisce l’entrata in vigore del nuovo regolamento europeo per la protezione dei dati (Gdpr), dal prossimo 25 maggio. Uno degli obiettivi della norma è proprio spingere le aziende ad aumentare le difese contro gli attacchi hacker. Tuttavia da una ricerca di Microsoft e Idcemerge che il 43% delle imprese italiane sopra i 10 addetti non ha ancora predisposto un vero e proprio piano per proteggere i dati. Nelle scorse settimane anche la Commissione europea ha sollecitato il Belpaese ad accelerare i tempi.
Dall’analisi di Microsoft emerge che in media in Italia il 10% delle imprese della finanza e l’8% degli uffici della pubblica amministrazione ha già pronto un piano di adeguamento. Il 53% delle aziende manifatturiere e il 60% di quelle dei servizi hanno da poco iniziato ad affrontare la gestione di un piano per proteggere i dati. In media, solo il 3% delle aziende è in regola.
Dalla ricerca emerge che il ritardo è spesso dovuto alla percezione delle aziende stesse, che vedono in alcuni requisiti della nuova normativa sfide tecnologiche e organizzative da superare.