Un attacco informatico al sistema governativo che regola i sussidi per il carburante ha bloccato le stazioni di servizio del Paese.
L’Iran – già in ginocchio per il caro prezzi – si è svegliato ieri senza benzina. Un attacco informatico al sistema governativo che regola i sussidi per il carburante ha bloccato le stazioni di servizio del Paese. Un account della televisione di stato iraniana online ha condiviso immagini di lunghe file di auto in attesa di fare il pieno a Teheran.
La TV di Stato non ha spiegato quale fosse il problema, ma ha affermato che i funzionari del ministero del Petrolio stavano tenendo una “riunione di emergenza” per risolvere il problema tecnico. Sui social invece e secondo l’agenzia di stampa semiufficiale Isna, gli automobilisti che cercavano di fare benzina tramite la carta rilasciata dal governo hanno ricevuto un messaggio con le parole “attacco informatico 64411” il numero dell’ufficio della Guida Suprema, Ali Khamenei, come era successo anche a luglio scorso durante un altro attacco informatico alla rete ferroviaria.
La maggior parte degli iraniani fa affidamento su questi sussidi per rifornire i propri veicoli. Nessun gruppo ha rivendicato per il momento il presunto attacco informatico.
Iranian petrol stations have been targeted by a nationwide cyber-attack, with digital screens displaying the message “64411” at pumps. Some billboards have been caught on video display the messaging: “Khamenei, where is our petrol?”pic.twitter.com/Ql8vofFbAF
— Shayan Sardarizadeh (@Shayan86) October 26, 2021
Il precedente
La sera del 15 novembre 2019 iniziarono una serie di proteste civili scoppiate a causa dell’aumento dei prezzi del carburante dal 50% al 200%,trasformandosi in seguito in una protesta contro il governo iraniano e la guida suprema Ali Khamenei. Nel giro di poche ore si diffusero in 21 città quando i video della protesta iniziarono a circolare online.Sebbene le proteste iniziassero come manifestazioni pacifiche, presto si trasformarono in violente rivolte contro il governo iraniano cercò di fermarono le proteste sia bloccando l’accesso a internet a livello nazionale e, secondo Amnesty International, sparando sui manifestanti dai tetti dei palazzi, dagli elicotteri e a distanza ravvicinata con mitragliatrici.