Ironia della sorte, la buona notizia nascosta nell’atroce sicurezza dei dispositivi Internet of Things (IoT) attualmente in commercio potrebbe essere che questo sta mettendo in luce il problema anche a quella parte di pubblico generale che solitamente non si avventura nel mondo della cybersecurity
Le storie sulle Smart Cam hackerate, non vengono più coperte unicamente dalla parte più settoriale della stampa, sono i titoli di testa sui media tradizionali!
Non dobbiamo confondere awerness con competenza
Tutto questo aiuta con la consapevolezza dei consumer nei confronti dei rischi. Al di là delle conferenze sulla sicurezza, al grande pubblico si sta diffondendo la voce che l’IoT, oltre a fornire intrattenimento senza fine, comodità magiche, supporto medico salvavita e altro ancora, è anche la più grande superficie di attacco informatico del mondo.
Sta rapidamente diventando quello che molti ora chiamano Internet di tutto (Internet of Everything – IoE).
E se i consumatori diventano più consapevoli del fatto che le caratteristiche di questi dispositivi comportano dei rischi, è cosa buona.
Ciò non significa che il problema sia risolto, tutt’altro.
La consapevolezza dei rischi in essere non si traduce automaticamente in competenze.
Gli utenti potrebbero sapere che i dispositivi di domotica compromessi dai Criminal Hacker potrebbero permettere agli aggressori di sbloccare le loro porte o di spiare loro e i loro figli, ma questo non significa che sappiano come rafforzare il perimetro della propria rete domestica.
In effetti, è un po’difficile aspettarsi che lo facciano. Detto con una metafora: tutti sappiamo utilizzare i freni della nostra auto e capire se ci sono problemi o meno, pochi di noi sanno come ripararli in caso di guasti.
Nel caso dell’IoT, sfortunatamente non siamo ancora tutti in grado di capire “quando funzionano i freni o meno”.