La riforma, presentata dal presidente del Copasir Guerini, è particolarmente rilevante sul piano politico, poiché mira a “costringere” i futuri presidenti del Consiglio a istituire un delegato per i Servizi, evitando situazioni in cui il premier tenga per sé questi poteri, come avvenuto nel passato recente.
Il deputato PD e presidente del Copasir Lorenzo Guerini, ha presentato un disegno di legge per riformare i Servizi segreti italiani.
Come riporta Il Messaggero, la proposta che racchiude modifiche significative nella gestione dell’intelligence senza riscrivere completamente l’attuale struttura. Tra le principali novità c’è l’introduzione di un’Autorità delegata obbligatoria, un ruolo che controllerebbe le attività delle agenzie Aisi e Aise con poteri maggiori rispetto alla gestione attuale. Questa figura di “zar” dei Servizi, simile ai modelli di alcuni Paesi occidentali, potrebbe disporre ispezioni e autorizzare condotte altrimenti perseguibili per legge, in modo da consentire agli agenti di operare in missioni sotto copertura in contesti criminali o terroristici senza rischi legali.
Un altro punto cruciale è la proposta di adottare una Strategia di sicurezza nazionale con scadenza triennale, sul modello dei Paesi del G7. Questo documento dovrebbe fornire una mappa delle principali minacce per la sicurezza del Paese e le risorse necessarie per affrontarle, ponendo l’Italia al passo con gli standard internazionali. Oltre a questa strategia, la riforma prevede l’istituzione di un Consiglio di sicurezza nazionale, che riunirebbe i principali ministri della sicurezza (Interno, Difesa, Giustizia, Economia) insieme al Capo di Stato Maggiore della Difesa e al direttore del Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza (DIS). L’obiettivo è migliorare la coordinazione e la prontezza nelle risposte alle minacce alla sicurezza nazionale.
Il quotidiano romano evidenzia anche come la proposta di Guerini sia particolarmente rilevante sul piano politico, poiché mira a “costringere” i futuri presidenti del Consiglio a istituire un delegato per i Servizi, evitando situazioni in cui il premier tenga per sé questi poteri, come avvenuto nel passato recente.
Questa novità potrebbe generare dibattito, poiché la gestione diretta dei Servizi da parte dei premier è spesso stata al centro di tensioni politiche. Peraltro, data la complessità e sensibilità politica del tema, la riforma richiederebbe un ampio consenso bipartisan per essere approvata, rappresentando una sfida da portare avanti con la collaborazione di diverse forze politiche.