Il data breach a Nokia tra IntelBroker che rivendica l’attacco e l’azienda a ridimensionare i fatti

La multinazionale finlandese smentisce le voci sul data breach subìto, dichiarando che il codice sorgente rivelato su un forum di criminali informatici appartiene a un fornitore terzo. Il threat actor IntelBroker, amministratore del BreachForums, ha tentato di vendere i dati esfiltrati.

Le nostre analisi non rivelano alcun segno di accesso ai nostri sistemi né ai nostri dati. L’incidente concerne un’applicazione software sviluppata da una terza parte e non direttamente da Nokia”. Il data breach a Nokia, di cui scrive Cyber Daily (e non solo), viene “ridimensionato” da un portavoce della multinazionale finlandese, che – di fatto – smentisce le voci sull’attacco informatico subìto dall’azienda fondata a Tampere nel 1865 e con sede centrale ad Espoo.

Nelle parole del portavoce, a seguito di un’indagine interna è emerso che il codice sorgente rivelato su un forum di criminal hacker non appartiene alla big tech bensì a un fornitore terzo. Da parte sua, il threat actor IntelBroker – amministratore del famigerato BreachForums – sostiene che il codice sorgente appartiene a Nokia. L’azienda però non ci sta, ribadendo che il “sorgente” riguarda un’applicazione sviluppata da terzi per un suo cliente.

Accesso abusivo mediante il server SonarQube

Come spiega Bleeping Computer, il data breach a Nokia è avvenuto attraverso un server SonarQube del fornitore terzo, che sarebbe stato mal configurato, consentendo di scaricare file di varie aziende (tra le quali, appunto, il colosso tecnologico finlandese). IntelBroker afferma che i dati comprendono anche chiavi RSA e SSH, login Bitbucket, account SMTP, credenziali hardcoded e webhocks.

IntelBroker riconosce che i dati sono stati sottratti da un server SonarQube utilizzando le credenziali predefinite. Sono stati scaricati i progetti Python di molte aziende (come anticipato Nokia inclusa). Nonostante la mancanza di evidenti minacce, la multinazionale finlandese rende noto che proseguirà a monitorare la situazione per assicurare la sicurezza dei propri sistemi e dei clienti.

E ribadisce: “Non abbiamo trovato nessuna prova che questo incidente di terze parti possa in alcun modo mettere a repentaglio sistemi oppure dati Nokia critici, tra cui codice sorgente, software personalizzato o chiavi di crittografia. I nostri clienti, inclusi i loro dati e le loro reti, non sono in alcun modo interessati”.

IntelBroker dietro al data breach ad Europol

Nel maggio scorso Europol ha confermato l’accesso non autorizzato al portale Europol Platform for Experts (EPE) . Dietro al data breach ad Europol ci sarebbe sempre la sigla IntelBroker, che avrebbe messo in vendita sul BreachForums alcuni documenti “for official use only” (parliamo di file riservati) contenenti dati classificati (informazioni dipendenti, file pdf, linee guida, codici sorgente, istruzioni). Esposti 9.128 record.

Inoltre, il cybercriminale avrebbe ottenuto l’accesso sia al cosiddetto EC3 Space (Secure Platform for Accredited Cybercrime Experts), che accoglie centinaia di documenti focalizzati sui crimini informatici, sia alla piattaforma Sirius, utilizzata dalle autorità per la condivisione transfrontaliera delle prove elettroniche nel corso delle indagini.

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