Ripristinata la normale funzionalità di tutti i siti italiani che ieri pomeriggio hanno subito un attacco informatico da parte di hacker russi.
Gli hacker russi lanciano un attacco all’Italia e stavolta l’azione non è opera di gruppi criminali che hanno come obiettivo un riscatto ma proviene da ‘Killnet‘, un collettivo filorusso militante che secondo diversi esperti è legato alle forze armate della Federazione.
L’attacco, avvenuto ieri pomeriggio, ha visto coinvolti sette siti web. Oltre a quello del Senato – che in serata è tornato in funzione – e della Difesa, ci sono l’Istituto di studi avanzati di Lucca, che si occupa di tecnologia digitale, l’Istituto superiore di Sanità, il portale Kompass, un database che raccoglie informazioni societarie, Infomedix (una società di servizi alle aziende sanitarie) e l’Automobile Club italiano. E’ lo stesso collettivo a rivendicare “l’attacco all’Italia” sui suoi canali Telegram, pubblicando l’elenco dei siti hackerati.
L’attacco, secondo quanto ricostruito, è un DDoS (Distribuited Denial of service): il sito viene preso di mira da migliaia di richieste di accesso che lo mandano in tilt e lo rendono irraggiungibile.
Nessun danno dall’attacco #hacker che ha coinvolto la rete esterna del #Senato. Un grazie ai tecnici per l’immediato intervento. Si tratta di episodi gravi, che non vanno sottovalutati. Continueremo a tenere alta la guardia. @SenatoStampa
— Maria Elisabetta Alberti Casellati (@Pres_Casellati) May 11, 2022
L’attacco, confermato ieri dal Senato, non ha comportato danni ai sistemi e nessuna perdita di dati. In una nota il ministero della Difesa ha negato l’attacco precisando che “l’impossibilità di raggiungere il sito internet www.difesa.it è stata dovuta ad attività di manutenzione da tempo pianificata, in atto sul sito”.
Il collettivo Killnet
Killnet è un collettivo di cyber criminali ritenuto vicino al Cremlino ed è molto attivo nel prendere di mira chiunque sia a sostengo dell’Ucraina. Hanno sferrato un attacco simile alla Romania, colpendo siti governativi dal ministero della Difesa alle ferrovie. Quando una settimana fa la Gran Bretagna ha arrestato uno dei presunti capi, il cittadino romeno Ioan Feher, la reazione è stata immediata: membri di Killnet hanno iniziato a chiedere il rilascio del leader, minacciando il dispiegamento di massicci attacchi informatici contro ospedali se le loro richieste non fossero state soddisfatte.
Ed è singolare che sia scattato poco prima della conferenza stampa del premier Mario Draghi dagli Stati Uniti. È l’altro fronte della guerra: l’escalation che tutti temono potrebbe non essere nucleare, ma digitale.