Anonymous è tornato alle origini. il collettivo di hacker attivisti con la maschera del rivoluzionario inglese Guy Fawkes ha ricominciato a scorazzare in rete.
Riaperto il blog di Anonymous Italia
Riaperto il blog di anon-news italia chiuso per dissidi interni, gli Anonymous italiani lanciano l’operazione #Paperstorm per invitare tutti “alla battaglia globale per conquistare la tua libertà e la verità”, con l’obiettivo di “far arrivare la nostra voce nelle orecchie di tutti i politici ed in tutte le stanze del parlamento, riguardo alla libertà di parola, la guerra contro la corruzione e l’uguaglianza.”
Tornano insomma alle origini dell’attivismo fatto di azioni dirette via computer dove il volantinaggio dalle strade si sposta in rete, le performance di strada riempiono i social e i banchetti delle firme sono rimpiazzati dalle petizioni digitali. E viceversa. Oggi Anonymous chiede di agire nella real life: “Le piazze, i luoghi comuni e le strade saranno i nostri media!”
Non sembra casuale il recupero dell’appello che fece nascere Indymedia, il collettivo di gestione dell’Indipendent Media Center nato a Seattle nel 1999 durante le proteste contro gli accordi di libero scambio del Gatt/Wto: “Don’t hate the media, become the media”. Cioè: “Sii tu stesso i media, crea i tuoi canali personali in rete, fai arrivare le tue parole ai tuoi compagni di battaglia e anche ai tuoi nemici.”
Irriverenti ed ironico come con Scientology
Gli Anonymous invitano alla creatività e all’ironia, con messaggi diretti sullo stile del Billboard liberation front, i culture jammer, i guastatori culturali che riscrivevano i manifesti delle strade della California con messaggi irriverenti e ironici. Per questo chiedono di “preparare volantini, striscioni, poster, adesivi, pennarelli indelebili o bombolette di colore”, di stampare immagini e pubblicare tutto su Imgur .
Usando questo social tornano alle origini della loro nascita quando nel 2004 usavano 4Chan, un social forum giapponese e poi americano che consentiva di pubblicare soltanto immagini e di commentarle. È li che nasce la loro battaglia contro la chiesa di Scientology, la loro prima operazione globale per denunciare l’imbroglio di sette e ideologie, ma sempre con uno spirito goliardico.
Solo dopo diventeranno un attore globale con le proteste contro la Sony e il copyright e l’operazione Payback per denunciare la censura contro Wikileaks e Julian Assange, il matematico cypherpunk creatore del sito anti-corruzione e pro-trasparenza che aveva denunciato il massacro americano dei civili in Iraq grazie ai documenti fatti trapelare da Chelsea Manning.
Hacker e attivisti goliardici
Gli Anonymous tornano quindi alle origini perché nonostante abbiamo usato le proprie capacità di sabotatori informatici per attaccare l’Isis e cacciarlo dal web con una lotta senza quartiere al Cybercaliphate dopo gli attentati di Parigi, riconoscono la loro antica vocazione, quella di occupare temporaneamente degli spazi di protesta e comunicazione e poi ritirarsi, nella speranza di aver lasciato un messaggio nelle coscienze addormentate dai social.