La sicurezza informatica in Italia continua a essere sottovalutata. Tra i vari settori, uno dei più fragili è quello della Sanità, che non sarebbe in grado di proteggersi dagli hacker in maniera efficace, mettendo così a rischio i dati dei pazienti. È quanto emerge da uno studio condotto da Netics.
Secondo i dati comunicati dall’Osservatorio, quasi il 20% delle Aziende Sanitarie Locali non avrebbe le capacità di rispondere velocemente a un attacco hacker. Le Asl non riuscirebbero a ripristinare, infatti, i sistemi violati dai cybercriminali in meno di 4 ore. Un attesa che in ambito sanitario potrebbe causare notevoli disagi. Preoccupa soprattutto la poca attenzione che una cospicua parte dei medici riserva ai dati personali dei propri pazienti: stando allo studio, il 46,7% non sembra preoccuparsi dei rischi derivanti da un attacco informatico. E non è tutto. Il 60% dei dottori non realizza giornalmente backup dei dati contenuti nei server dei laboratori.
Cybersecurity: cala la spesa
L’indagine rivela anche un’altra tendenza molto grave: i medici impiegherebbero, secondo il 46% dei responsabili IT, programmi non ufficiali per la gestione e la trasmissione dei dati dei pazienti. Un comportamento che rischia di mettere a repentaglio la privacy degli utenti. Il problema principale sarebbe la mancanza di fondi da investire per migliorare la cybersecurity. Secondo le previsioni dell’Osservatorio Netics, infatti, nel 2018 la spesa in ambito informatico diminuirà ulteriormente, registrando un calo del 10%.
Alla base di tutto, stando a quanto sostiene l’Osservatorio, ci sarebbe la decisione delle regioni di accentrare le spese destinate all’information technology. Inoltre, le stime parlano chiaro: le regioni, così come gli ospedali e Asl, secondo quanto previsto dal Piano per l’informatica pubblica, dovranno tagliare i costi. E questo inevitabilmente influirà sulle spese e dunque anche sulla cybersecurity.