Nel mirino degli attacchi sono poi finite l’Università di Alicante, Banca March, la Protezione Civile, l’Università della Coruña e il Politecnico di Valencia. Una risposta piuttosto chiara al referendum del primo ottobre, il referèndum d’autodeterminació de Catalunya, che aveva chiesto ai cittadini di esprimersi sulla questione dell’indipendenza catalana.
Gli hacker del gruppo di Anonymous si sono intrufolati nei siti web e hanno modificato i dati e messo a soqquadro intere banche dati, mentre sui social network (primo fra tutti Twitter) piovevano lamentele da parte degli utenti che non riuscivano a connettersi ai siti ufficiali. Gli stessi membri del gruppo hanno scritto su Twitter di aver preso in scacco alcuni siti istituzionali e di averli resi offline.
“Se il vostro sito è stato colpito siete voi i responsabili di questo”. Poi il monito seguito dal motto ricorrente di Anonymous: “Aspettatevi i nostri attacchi contro il nostro sistema. Non dimentichiamo, non perdoniamo, aspettateci”. Qualcuno parla di una fuga di dati personali e di credenziali riservate dai siti istituzionali spagnoli. E c’è anche chi ha risposto con coraggio all’attacco di Anonymous. La controrisposta è arrivata da SpainSquad, il gruppo che ha attaccato per qualche ora i sistemi di chat Irc, il servizio di messaggistica istantanea usato dagli hacker per organizzare gli attacchi e per comunicare eventuali informazioni “interne” al sistema di hackeraggio.