Nonostante la domanda di professionisti ICT aumenta, ogni anno nelle Università italiane i corsi di laurea in materie ICT rappresentano appena il 7% dell’offerta formativa complessiva. A un dato così insoddisfacente, si aggiunge che questi percorsi di laurea sono oggi appannaggio prevalentemente “maschile”.
La domanda di professionisti con competenze ICT è cresciuta negli ultimi anni, ma il sistema formativo continua a non essere in grado di rispondere con adeguata reattività alle richieste delle imprese. Il mismatch – ormai insostenibile – che si è creato tra la domanda per queste competenze e la loro disponibilità nel mercato del lavoro italiano richiede l’adozione di politiche pubbliche tempestive da parte dei policy-maker.
È questo il tema al centro dell’Osservatorio sulle Competenze Digitali 2023, realizzato dalle maggiori Associazioni ICT in Italia: AICA, Anitec-Assinform e Assintel, in collaborazione con Talents Venture.
Università italiane: mancano le donne nella cybersecurity
Nelle Università italiane, infatti, i corsi di laurea in materie ICT sono in crescita da anni, ma rappresentano appena il 7% dell’offerta formativa complessiva. Questi pochi corsi di laurea riescono, secondo le stime presenti nel rapporto, ad immettere ogni anno nel mercato del lavoro poco più di 9.000 laureati (meno del 5% dei quasi 190mila complessivamente immessi nel mercato universitario dal sistema universitario).
A un dato così insoddisfacente, si aggiunge che questi percorsi di laurea sono oggi appannaggio prevalentemente “maschile”, e assistono a drammatici squilibri di genere. Tra i laureati in materie ICT pronti a entrare nel mercato del lavoro, infatti, le donne rappresentano solo il 23% del totale. E, ad approfondire specifici segmenti formativi, i numeri diventano ulteriormente preoccupanti: nei corsi di laurea magistrale in Sicurezza Informatica (le cui competenze formate sono sempre più richieste dal mercato del lavoro), su 100 laureati, solo 6 sono donne.
Figura 2: nei corsi di laurea di Cybersecurity, su 100 laureati solo 6 donne
Percentuale di laureate sul totale di laureati nei corsi ICT «in senso stretto» per classe di laurea (Italia, a.a. 2021)
Fonte: Elaborazione Osservatorio Talents Venture su dati MUR – Ufficio Statistico.
La domanda di professionisti ICT aumenta ogni anno
Negli ultimi anni, la domanda di professionisti ICT esercitata dalle imprese tramite annunci Web in Europa ha registrato una crescita notevole, passando dai 453mila annunci presenti online di gennaio 2019 fino al picco di oltre 1,3 milioni registrato a febbraio 2023. Anche in Italia gli annunci di lavoro pubblicati hanno registrato una crescita importante, passando nello stesso periodo da circa 25mila a 54mila unità. Solo dalla primavera 2023 la domanda delle imprese per questi profili ha registrato una stabilizzazione, con tutta probabilità legata all’assestamento delle economie dopo il boom post-Covid, alle incertezze geopolitiche e agli elevati livelli inflattivi.
Sviluppo software tra i lavori più richiesti
Ma quali sono le figure professionali più domandate? Concentrandosi sulle 60 professioni più richieste nel mercato italiano, spiccano quelle legate allo Sviluppo Software, che rappresentano il 40% del segmento, e tra cui si annoverano figure come l’Application developer, il Front-end developer e il Java Developer. Seguono poi le figure dell’ingegneria delle reti e dei sistemi (tra cui rientrano i Cloud Architect e i Systems Engineer), che valgono il 20% del segmento.
A questi profili sono richieste prevalentemente competenze relative a linguaggi di programmazione e Cloud, ma dall’analisi dati emergono tre evidenze particolarmente interessanti:
- Un mercato che va oltre le skills esclusivamente tech. Il primo posto tra le competenze richieste ai profili ICT in Italia è occupato da una skill trasversale: il Project Management. Il primato di questa competenza negli annunci di lavoro racconta una domanda di mercato da parte delle imprese che chiede ai profili ICT non solo le competenze tecniche strettamente digitali, ma anche capacità manageriali necessarie a occuparsi delle varie fasi di un progetto e capacità di inserimento con autonomia nei processi aziendali.
- Un mercato in forte evoluzione. Analizzando le competenze crescentemente richieste dalle imprese ai profili ICT, emerge una crescita repentina della domanda di competenze in Intelligenza Artificiale Generativa. Il recente boom degli strumenti di legati a questa tecnologia, infatti, a partire da novembre 2022, ha generato un’esplosione della domanda negli Stati Uniti e nell’Unione Europea che inizia a manifestarsi, seppur con ritardo, anche nel mercato italiano (fig. 1).
- Una grande “sete” da parte delle imprese per le competenze di base. Oltre le competenze avanzate richieste ai professionisti ICT, analizzando il mercato del lavoro trasversalmente emerge la forte richiesta di competenze di base da parte di imprese di ogni settore a tutti i profili professionali. Infatti, l’11% degli annunci di lavoro in Italia oggi richiede un utilizzo di base della suite Office, con particolare enfasi sulle competenze relative ai fogli di calcolo.
Figura 1: L’elefante nella stanza: l’avvento dell’IA generativa ed i primi effetti
Crescita del numero di annunci che richiedono competenze di IA generativa per USA, Unione Europea e Italia (da settembre 2022 a agosto 2023; settembre 2022 = 100)
Fonte: Elaborazione Osservatorio Talents Venture su dati Lightcast.
Cybersecurity, non solo donne: mancano 175mila professionisti in ICT
Il confronto tra i dati degli annunci di lavoro pubblicati online in Italia per profili ICT (circa 219mila unità nel 2022) e il numero di professionisti formati dai diversi bacini e pronti a entrare nel mercato del lavoro (44mila unità, tra laureati in corsi strettamente ICT, diplomandi delle scuole superiori e diplomati ITS) nel 2021, consente di stimare che nel 2022 l’Italia ha registrato una carenza di circa 175mila professionisti specializzati in materie ICT (Figura 3). In altre parole, per ogni 5 annunci di lavoro pubblicati sul web per profili ICT, solo uno profilo veniva inserito nel mercato del lavoro da parte del sistema formativo italiano.
Figura 3: la domanda di professionisti ICT vale quasi cinque volte l’offerta
Costabile (IISFA): “Serve sostenere lo sviluppo di una cultura cyber”
“Mentre l’Unione Europea approva per la prima volta al mondo un nuovo regolamento sull’intelligenza artificiale, aprendo a scenari innovativi e futuristici, in Italia le skills in materie scientifiche interessano solo il 7% dei corsi di laurea. Preoccupano i dati che emergono dall’Osservatorio sulle Competenze digitali 2023 di Aica, Anitec-Assinform e Assintel, che indicano nel nostro Paese una carenza di 175mila professionisti specializzati in materie di ICT. Il rischio è di lasciare indietro i giovani, di non formarli adeguatamente, in modo particolare sulle tecnologie digitali e sulla gestione dei sistemi informatici, che devono sempre più garantire la massima sicurezza cibernetica”.
Lo afferma Gerardo Costabile, Presidente di IISFA (Associazione Italiana Digital Forensics) e CEO DeepCyber (Gruppo Maggioli), che aggiunge: “Il rinnovamento tecnologico deve essere quindi affiancato dalla valorizzazione delle competenze, per le quali un ruolo strategico lo svolge il sistema scolastico, in tutti i suoi livelli di insegnamento, dalle discipline STEM sino ai percorsi ITS. L’AI sta rivoluzionando le nostre vite e imponendo un’accelerazione impressionante in ogni ambito, con le regole europee che hanno posto un primo argine, anche se il dibattito sul tema è appena iniziato e la nuova legge dovrebbe entrare in vigore tra due anni”.
Secondo Costabile è essenziale “sostenere lo sviluppo di una cultura cyber, che sta via via assumendo sempre maggiore importanza visto l’aumento esponenziale di attacchi informatici, che mettono a rischio la privacy dei cittadini e la sicurezza del tessuto economico e industriale. In questa direzione sono importanti le linee guida in materia di conservazione delle password messe a punto dall’Agenzia per la cybersicurezza nazionale (Acn) e dal Garante per la protezione dei dati personali. Elevare il grado di qualificazione nel settore digitale, insomma, è una sfida che dobbiamo affrontare con impegno e strumenti adatti, tenendo presente che la scuola resta essenziale nello sviluppo di ogni società” conclude.