Ecco come migliorare la cybersecurity italiana. L’annuncio di Tofalo

Il sottosegretario alla Difesa è intervenuto a Milano al corso di formazione rivolto ai giornalisti “Sicurezza e difesa nel mondo reale e nel mondo digitale: il piano di attuazione europeo”, organizzato dalla Commissione europea in collaborazione con l’Ordine dei giornalisti della Lombardia.

Potenziare la “Cyber defence” nazionale attraverso unicità di comando e di visione, potendo contare sulle competenze già acquisite dalla Difesa italiana. È la proposta del sottosegretario alla Difesa Angelo Tofalo, intervenuto a Milano al corso di formazione rivolto ai giornalisti “Sicurezza e difesa nel mondo reale e nel mondo digitale: il piano di attuazione europeo”. Organizzato dalla Commissione europea in collaborazione con l’Ordine dei giornalisti della Lombardia, l’evento ha visto tra gli altri la partecipazione del direttore generale del Dis Gennaro Vecchione (qui un approfondimento sul suo intervento), diGermano Dottori, docente alla Luiss Guido Carli e di Francesco Marone dell’Ispi.

A CHE PUNTO È LA DIFESA ITALIANA?

“La Difesa, già da alcuni anni, ha avviato un processo di trasformazione net-centrico dello strumento militare nazionale che punta alla costituzione di una infostruttura evoluta e sicura, in grado di rispondere efficacemente alle esigenze, attuali e future del comparto, in ambito nazionale, alleato e di coalizione, attraverso un programma decisamente cardine, denominato Defence Information Infrastructure (Dii)”, ha spiegato il sottosegretario Tofalo nel suo intervento.

Si tratta di concentrare, “con un disegno architetturale di insieme ed omogeneo, tutti i progetti connessi al settore Ict, o con il termine militare ancora più ampio di C4 (Comunicazione, comando & controllo e computer) e della sicurezza, in tre fondamentali pilastri”, ha aggiunto. Primo, connettività, “con l’obiettivo di riorganizzare la rete, sia a livello fisico che logico, in un’unica infrastruttura di networking condivisa dall’intero comparto”, l’Area di vertice interforze e Forze armate. Secondo, ha rimarcato, “servizi, in un’ottica di razionalizzazione e interforzizzazione e di rendere gli stessi maggiormente fruibili, anche in mobilità, e interoperabili”. Terzo, infine, “sicurezza, mirata ad adeguare e accrescere le capacità di protezione dell’infostruttura e dell’entità digitale, dotandosi degli opportuni strumenti e professionalità in linea con l’evoluzione tecnologica inclusa la difesa dalle minacce del nuovo dominio cibernetico”.

IL RUOLO DEL CIOC

A tale scopo, il programma Dii già includeva il concetto di Cyber defense, che solo ora sta però “vivendo la sua fase di piena implementazione”, ha notato Tofalo. Difatti, già nel 2016, “la Difesa ha sentito la necessità di costituire contestualmente anche un comando a connotazione interforze preposto ad operare nel quinto dominio”, il Comando interforze per le operazioni cibernetiche (Cioc), “demandato alla condotta di attività non solo a difesa (Defensive cyber operation) dell’intera infrastruttura Ict della Difesa, ma anche a svolgere operazioni Cyber (Cyber operations)

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