Non creiamo allarmismi, ma cambiamo prospettiva. Serve rivedere i livelli di accesso ai sistemi e rafforzare i controlli. La difesa dei dati non può prescindere dal fattore umano.
La recente fuga di dati dovrebbe insegnarci una lezione importante: la cybersicurezza ruota attorno alle persone. Nessuna tecnologia potrà mai essere sufficiente senza formazione ed educazione alla tutela dei dati. È necessario stabilire livelli di accesso calibrati e sistemi di allerta che identifichino subito anomalie e abusi interni.
Nell’ultimo episodio di furto di dati sensibili, non abbiamo assistito a un attacco esterno, ma a un abuso delle credenziali di accesso da parte di personale non autorizzato. Questo è un reato che già la legge punisce da tempo – dal 1981, con l’articolo 12 della legge 121. Tuttavia, la tecnologia è solo una parte della soluzione: serve anche un cambiamento culturale e una maggiore consapevolezza. Oggi i dati sono la vera ricchezza , il ‘petrolio’ digitale del nostro tempo. Difendere le infrastrutture è importante, ma proteggere i dati lo è ancora di più. Non dobbiamo rassegnarci a pensare che siamo costantemente spiati: è tempo di reagire. Ogni crisi di sicurezza deve essere vista come un’opportunità per migliorare e rafforzare il nostro approccio alla difesa. Difendere i dati significa difendere il futuro. Questa è la sfida e la responsabilità che dobbiamo affrontare oggi.