Dossieraggio, Equalize appoggiata da una talpa nei Servizi? Il Copasir vuole gli atti, il PD prepara un’interrogazione sulla violazione dello Sdi

Il Partito democratico prepara un’interrogazione per chiedere conto di come sia stato possibile la violazione dello Sdi (il Sistema di Indagine delle forze dell’ordine) la cui sicurezza fa capo al Viminale. Intanto il Governo ha tolto nell’ordine del giorno del Consiglio dei ministri, convocato per oggi alle 16, il decreto-legge contenente “Misure urgenti in materia di ordinamento giudiziario, di personale di magistratura, di incarichi dirigenziali e di competenza investigativa sulla criminalità informatica”.

Il Copasir, la commissione parlamentare sui servizi segreti, ha chiesto di poter accedere agli atti dell’inchiesta di Milano sui dossieraggi, compatibilmente con il segreto istruttorio.

L’ipotesi è che il gruppo di cyber-spie di via Pattari 6, dove ha sede, a due passi del Duomo, la Equalize, al 95% del manager di Fiera Milano Enrico Pazzali, amministrata dall’ex super poliziotto Carmine Gallo, possa aver goduto, si legge nell’ordinanza, “di appoggi di alto livello, anche quello dei servizi segreti, italiani e stranieri”.

Equalize: il Copasir vuole vederci chiaro

L’obiettivo del Copasir è insomma quello di vederci chiaro, almeno per i profili che riguardano il coinvolgimento degli 007, come è stato già fatto con l’inchiesta di Perugia legata agli accessi alle banche dati del finanziere Pasquale Striano. Intanto il presidente del Senato, Ignazio La Russa, facendo riferimento al dossieraggio commissionato su di lui e sui suoi figli si interroga su chi possano essere i mandanti. Secondo La Russa, Pazzali, Ad della società Equalize Srl, ha ricevuto una richiesta alla quale non poteva dire di “no”.

“Su questa ipotesi incentro la mia attenzione – dice La Russa –. Credo che se Pazzali avesse potuto dire no a chi gli ha chiesto di dossierare me e i miei figli probabilmente avrebbe detto no. Voglio sapere a chi non ha potuto dire no perché è molto inquietante”, ha concluso La Russa.

Dossieraggio, 800mila persone “spiate”

Gli investigatori intanto hanno raccolto montagne di documenti su oltre 800mila persone “spiate”, con le analisi e le informative delle più importanti operazioni di criminalità organizzata nazionali e internazionali, le schede dei più pericolosi uomini di mafia e una serie di carte ‘scottanti‘ .

Parte dell’archivio sequestrato, spiegano le autorità, è stato rinvenuto in un garage a casa della segretaria di Carmine Gallo, l’ex super poliziotto e amministratore delegato di Equalize Srl, la società di investigazione privata attorno a cui ruoterebbe l’imponente traffico illegale di informazioni e finita sotto inchiesta.

Quanto all’archivio, ora in mano ai pubblici ministeri, è lo stesso Gallo, intercettato, a parlarne e a dare indicazioni. L’estate dell’anno scorso ha raccontato ai suoi di avere “quasi un quindici, sedici mila schede personali di soggetti, ma non solo di soggetti mafiosi, anche soggetti non mafiosi, nome, cognome, dove è nato, a chi è collegato, la famiglia chi sono, i parenti chi sono” e “la mappa delle famiglie calabresi in Germania”.

Al momento nessun decreto legge, il Governo pensa ad un nuovo sistema di Alert

Il Governo dunque sembra non voler varare al momento nessuno schema di decreto legge per arginare i dossieraggi usciti nelle scorse ore e che vede coinvolta l’azienda Equalize Srl, la società di investigazione privata attorno a cui ruoterebbe l’imponente traffico illegale di informazioni.

Non rientra più nell’ordine del giorno del Consiglio dei ministri, convocato per oggi alle 16, il decreto-legge contenente “Misure urgenti in materia di ordinamento giudiziario, di personale di magistratura, di incarichi dirigenziali e di competenza investigativa sulla criminalità informatica”. Rimangono nell’odg gli altri provvedimenti, tra cui diversi decreti legislativi.

Secondo l’Agenzia di stampa Adnkronos il Governo vuole introdurre un nuovo sistema alert più efficace e puntuale con una task force già operativa al Viminale. Un sistema, viene spiegato, teso a stanare non tanto i criminal hacker quanto piuttosto gli ‘infedeli’, ovvero coloro che hanno diritto di accesso al sistema – agenti, funzionari di Tribunali, privati che hanno vinto appalti per poter entrare in possesso di dati – ma usano le loro credenziali in modo indebito e criminoso.

Le opposizioni insorgono: dal PD a Italia Viva

Le opposizioni intanto vogliono vederci chiaro. Il Partito democratico prepara un’interrogazione per chiedere conto della violazione dello Sdi (il Sistema di Indagine delle forze dell’ordine) la cui sicurezza fa capo al Viminale.

“Quello che è accaduto è un fatto gravissimo che ha a che fare con la sicurezza nazionale, delle istituzioni e dei cittadini a cui sono stati sottratti dati sensibili. Un fatto inquietante che pone una questione di democrazia: il governo dovrebbe fare meno convegni e più fatti per questo abbiamo chiesto alla presidente del consiglio Meloni di venire in parlamento a riferire perchè qui ne va del futuro del Paese”. Così il responsabile nazionale sicurezza del Pd, il deputato democratico, Matteo Mauri firmatario insieme a Chiara Braga, Simona Bonafè, Gianni Cuperlo, Federico Fornaro e Silvia Roggiani, di un’interrogazione parlamentare alla Presidente del Consiglio in cui “si chiede di sapere com’è stato possibile riuscire a violare la banca dati dello SDI, Sistema di indagine delle forze dell’ordine, e chi sono i reali mandanti di questa attività nonché quali urgenti e improcrastinabili iniziative intenda assumere il governo per rafforzare la sicurezza nazionale sulle banche dati e per contrastare adeguatamente i crimini informatici informando tempestivamente il Parlamento”.

“Ribadiamo come Pd la richiesta fatta ieri dai capigruppo alla Camera e Senato, Chiara Braga e Francesco Boccia, della necessità urgente di un’informativa del governo sulla questione cybersicurezza. Chiediamo come sia stato possibile violare il sistema di sicurezza e se ci sia il coinvolgimento di parti deviate dello Stato”, ha dichiarato il deputato dem Andrea Casu, Segretario d’Aula a Montecitorio. “Il governo – continua il parlamentare – ha perso diverse occasioni per potenziare la cyber-sicurezza e va avanti a spot lasciando alle imprese e ai cittadini l’onere di provvedere alle soluzioni. Il risultato è che le informazioni più sensibili diventano ogni giorno più accessibili agli attacchi hacker che si passano parola e scelgono sempre più frequentemente il nostro paese. Ci sono i paradisi fiscali dove tutto il mondo porta i capitali e i paradisi dei cyber-attacchi dove tutti vengono a depredare dati e risorse”. “L’Italia è diventata un paradiso dei cyber-attacchi perché non c’è alcuna azione concreta e perché il governo non rispetta gli impegni contenuti nella strategia nazionale della cyber-sicurezza e va avanti senza stanziare neanche un euro in più per fermarli”, conclude Casu.

Molto più duro il presidente di Italia Viva Matteo Renzi che ieri ha attaccato i vertici della sicurezza di tutto il Governo.

“Dove sono le autorità? Dove sono le istituzioni? La Meloni fa la vittima un giorno sì e un giorno no. Ma da due anni la nostra Presidente del Consiglio è a Palazzo Chigi”, tuona il senatore Renzi in un post sul suo blog. “Le chiedo: ehi, Giorgia, ma cosa sta facendo l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale? Che cosa sta facendo il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio che ha la delega ai servizi segreti di questo Paese? Anziché il solito piagnisteo alla Calimero, possiamo sapere che cosa sta facendo il nostro Governo per difendere i diritti inviolabili dei cittadini di questo Paese? Non sarà che le persone che sono state nominate alla guida dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale non sono all’altezza? Non sarà che l’Autorità delegata ai servizi segreti passa il suo tempo a sedare le faide interne a Fratelli d’Italia e non ha il tempo di fare il suo lavoro?. La responsabilità dei crimini” – spiega ancora Renzi – “è dei singoli che intervengono e saranno i giudici – che in questo caso vanno solo ringraziati – a decidere chi è colpevole e chi è parte lesa. Ma la responsabilità politica di questo caos dove da qualche mese chiunque si alza e intercetta chi vuole, chi se la prende? Se le Istituzioni non funzionano, chi è il responsabile. Chiedo a Giorgia Meloni e al suo braccio destro Alfredo Mantovano: ma in questi due anni cosa avete fatto per la cybersicurezza a parte assumere un sacco di gente?

Questi sono gli scandali veri che l’Italia deve affrontare. Perché tutti si concentrano sulla fuffa, sull’amante del ministro, sul gossip di basso livello e nessuno affronta la grande questione che è: come è possibile che nel 2024 in Italia si affidi la cybersicurezza a chi non è capace di garantire la sicurezza degli italiani?” conclude Renzi.

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