A presentarlo al Senato e alla Camera sono le componenti della Lega in Commissione Giustizia: rispettivamente Erika Stefani (capogruppo) e Simonetta Matone.
Un progetto di legge per contrastare i dossieraggi contro il furto di dati, la loro vendita e la loro diffusione. A presentarlo al Senato e alla Camera sono le componenti della Lega in Commissione Giustizia: rispettivamente Erika Stefani (capogruppo) e Simonetta Matone. L’obiettivo, si spiega nella relazione del testo, è quello di punire anche “il mercimonio dei dati” rubati “che rischiano di essere oggetto di compravendite”.
La proposta di legge sul dossieraggio propone inoltre pene severe e la reclusione per gli autori delle violazioni dei sistemi, con pene che possono arrivare fino da 3 a 10 anni per chi ruba dati sensibili da sistemi informatici o telematici di interesse militare o relativi all’ordine pubblico o alla sicurezza pubblica o alla sanità o alla protezione civile o comunque di interesse pubblico.
“Chiunque duplica, importa, distribuisce, vende, cede, diffonde o divulga, detiene a scopo commerciale, imprenditoriale o con il fine di farsi dare o promettere utilità o altri vantaggi, oppure diffonde, pubblicizza o faccia comunque uso di dati o informazioni provenienti dalla violazione un sistema informatico o telematico protetto da misure di sicurezza è punito con la reclusione fino a due anni“, si legge nel testo depositato dalla Lega in Parlamento. “La pena è aumentata se il fatto è commesso da un pubblico ufficiale o da un incaricato di un pubblico servizio, o da chi esercita anche abusivamente la professione di investigatore privato”.
“Qualora i fatti – si aggiunge – riguardino dati o informazioni provenienti da sistemi informatici o telematici di interesse militare o relativi all’ordine pubblico o alla sicurezza pubblica o alla sanità o alla protezione civile o comunque di interesse pubblico, la pena è, rispettivamente, della reclusione da tre a dieci anni”.
Dossieraggi: al via l’analisi forense su oltre mille dispositive
Intanto ha preso il via nei giorni scorsi la copia forense in vista delle analisi di circa mille, tra pc, telefoni, tablet e altri supporti informatici, sequestrati lo scorso 25 novembre nell’ambito dell’indagine sulla presunta rete di cyber spie che ha portato agli arresti domiciliari quattro persone, tra cui l’ex poliziotto Carmine Gallo e il suo braccio destro Samuele Calamucci.
Da quanto si è saputo le operazioni tecniche e l’esame dei dati sono stati affidati a una squadra specializzata dei Carabinieri del Ros di Roma. La procura di Milano e la Direzione nazionale antimafia hanno ritenuto di effettuare il lavoro sui dispositivi senza la formule dell’accertamento irripetibile.
Inquirenti e investigatori puntano a rintracciare nella mole di materiale sotto sequestro prove concrete a riscontro di quanto è emerso dalle intercettazioni, come per esempio la capacità della squadra che ruotava attorno alla Equalize, la società di Enrico Pazzali, l’autosospeso presidente di Fondazione Fiera Milano, di accedere direttamente allo Sdi e alle altre banche dati della pubblica amministrazione.
Inoltre, grazie anche alle analisi dei dispositivi informatici, si cercherà di ricostruire il flusso del denaro incassato dall’attività illecita che in due anni avrebbe fruttato oltre tre milioni e mezzo di euro.