La Nuova Strategia Industriale europea e il Recovery Plan pongono l’accento sull’importanza della digitalizzazione.
Senza delle adeguate politiche nazionali, tuttavia, c’è il rischio di perdere l’occasione di puntare il futuro verso tematiche fondamentali come la neutralità climatica, l’economia circolare e, per l’appunto, la digitalizzazione (e l’Industria 4.0).
La priorità è quella di aiutare le imprese nel processo di “Transazione 4.0”, supportandole economicamente in questo momento cruciale che potrebbe rallentare troppo la programmazione di nuovi investimenti.
A credere per prima in questo passaggio al digitale è Confindustria, che ha recentemente pubblicato il libro “Il coraggio del futuro. Italia 2030-2050” prendendo in esame i cambiamenti necessari per trasformare l’Italia in un Paese evoluto e tecnologicamente avanzato. Per i leader della Confederazione generale dell’industria italiana “la digitalizzazione ricoprirà un ruolo sempre determinante per la modernizzazione e il rilancio competitivo dell’Italia, ponendosi al centro delle policy e delle strategie economiche di sviluppo” (Sole24Ore del 15/11/2020).
Ancora oggi, purtroppo, il Bel Paese sta scontando i molti ritardi in tema di digitalizzazione, dovuti all’inadeguatezza dei sistemi di telecomunicazione, dei servizi digitali e delle relative linee guida governative. Solo recentemente, con l’introduzione del’iper-ammortamento, le industrie italiane hanno potuto investire in macchinari e attrezzature industriali tecnologicamente avanzate, rinnovandosi e spingendo l’occupazione (la stima è del +7% tra fine 2016 e marzo 2019). Tuttavia, i dati mostrano come tale investimenti siano trainati al 72% dalle PMI legate al manifatturiero, segno che in Italia sia ancora troppo presto per parlare di un settore tecnologico avanzato “maturo”.
Ora, ribadisce Confindustria, vi è la necessità di premere l’acceleratore sulla realizzazione di una moderna rete di telecomunicazioni a banda ultralarga, indispensabile per promuovere l’utilizzo e lo sviluppo di tecnologie avanzate all’interno delle imprese italiane. Intelligenza Artificiale, Cloud, Edge Computing, Big Data e Internet of Things (IoT) sono solo alcune dei punti cardine di questa necessaria evoluzione dell’apparato economico del Paese.
Un ruolo di primaria importanza resterà nelle mani della cybersecurity, l’insieme di discipline impiegate per garantire i sistemi informatici dall’intrusione di hacker o di ospiti indesiderati. Di pari passo all’evoluzione tecnologica deve esservi anche quella dell’innalzamento dei sistemi difensivi adottati dalle imprese e dallo Stato. Senza un perimetro di difesa cyber, infatti, vi è il rischio che tutte gli investimenti presenti e futuri possano essere penalizzati se non, addirittura, annullati.
La recente adozione di un Perimetro di Sicurezza Cibernetica Nazionale e l’annuncio della nascita dell’Istituto Italiano di Cybersicurezza lasciano tiepidamente sperare nella crescita dell’attenzione dello Stato verso queste tematiche.
Articolo di Diego Galli, vicepresidente Cyber Actors