L’Unione Europea pianifica una stretta sulle esportazioni di dispositivi cyber e fisici per intercettare telefoni cellulari, hackerare computer o bypassare password.
Lo sta facendo attraverso un aggiornamento delle direttive sul controllo dell’export legato ai dispositivi dual use. Le 428 del 2009. A proposito, il comitato UE per il Commercio si è espresso a favore di maggiore rigidità nella materia con 34 voti a favore e 1 contrario. L’obiettivo è contrastare l’uso della tecnologia europea da parte di governi stranieri per spiare o sopprimere l’opposizione. Garantendo allo stesso tempo la competitività degli esportatori europei, grazie allo snellimento delle procedure burocratiche per ottenere l’autorizzazione alla vendita fuori dal blocco dei loro prodotti.
La proposta di implementazione della direttiva UE 428 del 2009
Nel dettaglio, la proposta di implementazione della direttiva UE 428 del 2009 sull’export di tecnologia dual use prevede essenzialmente due pilastri. Il primo è un aggiornamento del sistema per migliorare le regole sui controlli e renderle maggiormente efficienti ed efficaci. Il secondo, l’introduzione di una dimensione della “sicurezza umana”. Ciò per rispondere alle sfide poste dall’emergere di nuove tecnologie di cyber sorveglianza e dal loro impatto sia sui diritti umani sia sulla sicurezza dell’Unione Europea. La revisione delle norme punta a rendere più efficaci i controlli contro le minacce alla sicurezza e a stare al passo con l’evoluzione tecnologica ed economica. Parallelamente si cerca di semplificare e ridurre la componente amministrativa da espletare. Sia per gli esportatori sia per le autorità e gli stati membri.
La UE tiene d’occhio la tecnologia dual use dal 2009. Prima soprattutto le tossine e i laser, oggi i dispositivi di cyber spionaggio e sorveglianza
L’Unione Europea tiene sott’occhio la tecnologia dual use già dal 2009, quando cominciò a prestare attenzione a prodotti come tossine o laser. Ora Bruxelles sta convogliando lo sguardo verso i dispositivi che potrebbero essere usati per la cyber sorveglianza o per lo spionaggio. Con il boom di internet e delle minacce alla sicurezza informatica, c’è stato un incremento di acquisti in tutto il mondo di dispositivi di protezione cibernetica. Questi, però, in diversi casi possono essere usati anche per azioni offensive, come il cyber spionaggio o le intercettazioni. E alcuni paesi extra-UE lo hanno già fatto in diverse occasioni, come confermano numerose denunce internazionali. Da qui, la Commissione ha deciso di intervenire con una stretta. Il prossimo step della proposta sarà presentato e votato nel Parlamento UE a dicembre o a gennaio. Poi verrà discusso a livello di paesi membri.