Una piattaforma globale per mettere insieme specifiche realtà regionali che lavorano sulla cybersicurezza. Una rete di ecosistemi provenienti da Paesi diversi, che a loro volta mettono assieme industrie, centri di ricerca, università, pubblico e privato.
Con l’obiettivo di condividere competenze e anche di sopperire alla mancanza di talenti, di risorse umane con conoscenze specifiche, aiutando a delineare migliori percorsi di formazione.
Una rete di collaborazione cyber
È con queste premesse che in questi giorni è stata lanciata Global EPIC, una iniziativa di collaborazione sulla cybersicurezza che mette in rete 14 realtà, dal Canada a Singapore passando per gli Stati Uniti, l’Olanda, la Polonia, la Gran Bretagna, Israele. Presente anche l’Italia, con il Politecnico di Torino. “La caratteristica dell’iniziativa è proprio quella di nascere dal basso, mettere assieme realtà diverse, enti governativi, università, centri di ricerca, definendo progetti comuni”, commenta a La Stampa Antonio Lioy, professore di sicurezza informatica al Politecnico. “C’è il riconoscimento che la cybersecurity sia ormai un tema trasversale, che non può più stare nelle nicchie”. Dunque l’idea è mettere a fattore comune le specificità locali. “Ad esempio in Piemonte siamo forti sul tema della protezione di sistemi industriali e sull’automotive, proprio perché abbiamo una realtà imprenditoriale di quel tipo. Altri hanno magari competenze diverse”, prosegue ancora Lioy.
La ricerca di talenti
Uno degli obiettivi del progetto è anche favorire lo scambio di ricercatori, oltre che formare e attrarre talenti. La scarsità di competenze sulla cybersecurity è stato anche uno dei temi dominanti della conferenza internazionale CYBERSEC 2017- European Cybersecurity Forum, tenutasi nei giorni scorsi a Cracovia, dove il progetto Global EPIC è stato ufficialmente lanciato. “L’accesso al capitale umano è un problema comune”, ha commentato nel corso dell’evento anche Roni Zohavi, ad di CyberSpark, noto parco tecnologico israeliano, fra i partner dell’iniziativa. “Se si paragona il settore della sicurezza informatica ad altri lavori, si vede quanto siamo indietro anche nella definizione delle professionalità”.
Altro tema interessante uscito da Cracovia: il fatto che ormai la cybersicurezza sia considerata un ambito multidisciplinare. “Serve un approccio centrato sull’uomo”, ha dichiarato Ali A. Ghorbani, direttore dell’istituto canadese sulla cybersecurity dell’università di New Brunswick. “Non è più solo un problema del settore Information Technology. È un problema di business e di tutti, per cui non basta avere solo informatici: servono persone con formazione umanistica, scienziati sociali, psicologi, legali ecc in modo da costruire soluzioni per i problemi pratici che abbiamo oggi”.