Il potenziamento e la sempre maggiore integrazione tra il settore aerospaziale e la cybersecurity non riguarda solamente l’Unione Europea, ma anche e soprattutto il confronto onnipresente tra Cina e Stati Uniti.
Lo spazio e il mondo cyber stanno diventando gradualmente più interconnessi, soprattutto da quando sempre più sistemi dedicati a previsioni meteorologiche, telecomunicazioni, servizi audiovisivi, sistemi di sorveglianza, navigazione marittima, aerea e terrestre utilizzano satelliti per poter funzionare correttamente. Non solo, nella loro gestione sono coinvolti sempre più attori sia statali che privati, come organizzazioni pubbliche nazionali o comunitarie, oltre ai grandi produttori di satelliti e ai fornitori dei relativi servizi, applicazioni e attrezzature.
Nonostante ciò, si denota un rilevante ritardo, soprattutto in Europa, nell’implementazione di adeguati e moderni strumenti di controllo e protezione, basati su tecnologie robotiche e di intelligenza artificiale di ultima generazione, per questi sistemi che sono, a tutti gli effetti, beni di interesse nazionale nonché vere e proprie risorse strategiche.
Questa necessità è prepotentemente emersa soprattutto dopo il ritiro della coalizione internazionale dall’Afghanistan nell’agosto 2021 e l’invasione russa in Ucraina nel febbraio 2022, scenari dove l’elemento aereospaziale, da ricercare nel dominio aereo e nella fornitura di servizi di connettività web alternativi ai classici, sono stati fondamentali. A seguito di questi due significativi eventi si sono rese necessarie nuove procedure per affrontare i modificati equilibri geopolitici. In particolar modo, deve essere considerata la questione del dominio aerospaziale. Una recente pubblicazione del COPASIR, Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica, del luglio 2022 ha evidenziato come il dominio aerospaziale sia la nuova frontiera della competizione in ambito geopolitico e di come sia necessario dotare il nostro Paese di adeguate infrastrutture e prodotti spaziali. Posizione simile è stata espressa anche dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione del giorno dell’unità nazionale e delle forze armate a Bari, a inizio novembre, durante la quale ha ribadito come l’Italia deve “adeguare lo strumento militare per conseguire o consolidare le capacità necessarie ad affrontare i nuovi scenari. Scenari e terreni di impegno nei quali spesso è difficile operare una distinzione o una separazione netta tra ciò che è militare e ciò che è civile. Penso ai nuovi domini: lo spazio, la dimensione cibernetica, e anche lo spazio subacqueo”.
L’Unione europea tra Cyber e Spazio
Le singole iniziative dei Paesi europei si sono rivelate insufficienti per rimanere competitive in un mondo in così rapida evoluzione, per questo motivo è sorta la necessità, in ambito comunitario, di una cooperazione più incisiva, specialmente nella condivisione delle informazioni di intelligence e nella realizzazione di un codice regolatorio idoneo a definire risposte adeguate e omogenee ai possibili attacchi cyber.
A tali iniziative si sono affiancati i lavori volti alla protezione dello spazio dai cyberattacchi. A tal proposito, è stata prevista la creazione del Fine modulo Cybersecurity Operation Centre (C-Soc) per il 2024, il quale avrà l’esatto compito di proteggere i sistemi satellitari europei, nonché i servizi spaziali, dalle minacce provenienti dal cyberspazio. Per capire la magnitudine del problema basti pensare che negli ultimi 4 anni la sola NASA ha subito più di 6.000 cyberattacchi di varia entità, dal jamming allo spoofing.
Ancor prima del C-Soc, la Commissione Europea, sotto l’egida del programma Horizon 2020, ha sovvenzionato il progetto 7SHIELD, con compiti di difesa e prevenzione che, seppur generali, rientravano a pieno titolo nell’ambito cyber. In questo caso, l’obiettivo è creare un quadro in grado di affrontare minacce complesse coprendo tutte le macro-fasi della gestione delle crisi attraverso lo sviluppo e l’implementazione di strumenti atti a prevenire sia attacchi fisici che informatici, il tutto attraverso modelli di previsione analitica. Questo integra non solo metodologie di Cyber Threat Intelligence (CTI), ma anche processi di early warning mechanism che stimano il livello di rischio antecedentemente al verificarsi di un attacco informatico o fisico permettendo l’attuazione di risposte efficaci ed efficienti nel corso di un evento critico. Il progetto ha, inoltre, portato alla realizzazione di un risk-mitigation plan con il compito di garantire la possibilità di ripristino a seguito di un attacco o errore del sistema. Questo ecosistema utilizza una serie di soluzioni ad alta tecnologia afferenti a vari settori, dall’IoT alla sensoristica avanzata, dal ragionamento semantico agli advanced analytics. I dati risultanti, assieme a quelli provenienti dalle infrastrutture già esistenti, sono integrati ed elaborati da algoritmi dedicati al rilevamento di minacce informatiche e di cyberattacchi.
Tutto ciò viene naturalmente applicato applicato anche a supporto della sicurezza di installazioni private di strutture spaziali terrestri.
Cina e Stati Uniti: la nuova gara per lo Spazio
Il potenziamento e la sempre maggiore integrazione tra il settore aerospaziale e la cybersecurity non riguarda solamente l’Unione Europea, ma anche e soprattutto il confronto onnipresente tra Cina e Stati Uniti, specialmente a seguito del rapporto “State of the Space Industrial Base – Winning the New Space Race for Sustainability, Prosperity and the Planet Summary”. Il rapporto indica il 2045 come l’anno del potenziale sorpasso dello Stato del dragone ai danni americani nel dominio dello spazio sotto diversi punti di vista, da quello economico al diplomatico, da quello militare al tecnologico. Questa paura è sostenuta dal recente lancio della missione spaziale Shenzhou-15, finalizzata a portare tre cosmonauti cinesi sulla Tiangong Space Station, ma anche dai recenti passi in avanti della Cina nel suo programma spaziale, fortemente votato alla militarizzazione di questo. È notizia recente che le potenzialità cinesi sono tali da poter eliminare un satellite rivale mediante l’utilizzo di varie tecnologie, tra cui quella laser, o dell’hackeraggio diretto. Non solo, il programma cinese mira dapprima a una presenza continuata e fissa in orbita, per poi raggiungere la Luna tra il 2030 e il 2040, andando a togliere, in questo modo, lo status di superpotenza spaziale agli Stati Uniti.