Ieri Gus Hunt, già Chief Technology Officer per la CIA e oggi Cyber Strategist di Accenture Federal Services, dal palco del Cybertech Europe 2018 – la kermesse europea sulla cybersecurity e punto di incontro tra tutti i leader ed esperti provenienti da tutto il mondo – ha in più occasioni ribadito la necessità di quello che lui definisce un “Cyber Moonshot”, una chiamata collettiva all’azione e alla massima cooperazione per risolvere le sfide della sicurezza informatica.
Oggi, una nuova ricerca di Accenture evidenzia come nel panorama attuale, con la proliferazione di dati sempre più sensibili, l’espansione della connettività e l’adozione di processi automatizzati, i dirigenti e i decision maker IT debbano adottare un approccio diverso alla cyber security per proteggere in modo efficace le aziende da futuri rischi informatici. Benché le aziende abbiano quasi tutte un Chief Information Security Officer (CISO) o un manager di alto livello come un Chief Information Officer (CIO), spesso al di fuori dei loro dipartimenti questi manager hanno un’influenza limitata sulla strategia della sicurezza informatica. Inoltre, quasi la metà dei CISO riconosce che le responsabilità di cui sono investiti per la sicurezza dell’organizzazione crescono più rapidamente della loro capacità di affrontare i problemi ad essa attinenti.
Nello studio “Securing the Future Enterprise Today – 2018,” il 73% degli oltre 1.400 dirigenti di C-level intervistati si è detto concorde sul fatto che lo staff e le attività di cyber security vadano distribuiti su tutte le aree aziendali, eppure nel 74% delle aziende la sicurezza informatica è ancora centralizzata. Ci sono pochi segnali che i dirigenti di alto livello prevedano di decentralizzare la responsabilità in ambito di security. Oggi solo il 25% dei dirigenti non CISO sostiene che i direttori delle business unit hanno anche responsabilità in materia di sicurezza informatica, e una percentuale altrettanto bassa pensa che dovrebbero averla anche in futuro.
Lo studio ha evidenziato…