Nel suo intervento al CyberSec 2024 – la Cybersecurity nell’era dell’AI, organizzato da Cybersecurity Italia, Giovanbattista Raimondi, Vice Comandante, Comando per le Operazioni in Rete (COR), ha posto l’attenzione proprio sull’approccio a queste tecnologie disruptive, che trovano applicazioni crescenti anche in ambito Difesa e militare.
Le nuove tecnologie oggi a disposizione sono in continua evoluzione e rappresentano un upgrade obbligatorio per la Difesa e le sue attività strategiche. Tra queste ci sono la cybersecurity e l’intelligenza artificiale (IA).
Nel suo intervento al CyberSec 2024 – la Cybersecurity nell’era dell’AI, organizzato da Cyberseciruty Italia, Giovanbattista Raimondi, Vice Comandante, Comando per le Operazioni in Rete (COR), ha posto l’attenzione proprio sull’approccio a queste tecnologie disruptive, che trovano applicazioni crescenti anche in ambito Difesa e militare.
“L’IA in ambito Difesa è centrale. Questa tecnologia è disruptive e avrà tante applicazioni, anche da parte delle organizzazioni che ne faranno uno strumento di aggressione verso altre nazioni. La Difesa è chiamata in causa e deve porvi rimedio. Sono diversi i gruppi attivi nelle operazioni stated sponsored tra cui APT Kismusky dalla Nord Corea o APT28 dalla Russia e Aquatic Panda dalla Cina.
Grazi all’IA l’IDF ha incrementato la capcità di selezionare obiettivi militari (da 50 all’anno senza AI, oggi produce 100 bersagli al giorno)”, ha affermato Raimondi.
“Contro attacchi ripetitivi, condotti da bot, sono facilmente intercettabili, perché poco intelligenti. Molto diverse sono le attività Info-Ops, spesso sfruttate per lanciare campagne di disinformazione, per favorire lo schieramento nei conflitti, per diffondere fake news. Fondamentale identificare e contrastare queste minacce ibride e lo si può fare proprio con soluzioni di IA.
In genere – ha spiegato Raimondi – le Info Ops sono spesso impiegate per fiaccare il morale delle truppe avversarie e indebolire il sostegno al Governo.
Rilevante l’operazione ‘doppleganger’ contro il summit NATO del 2023, a cui si possono aggiungere gli attacchi DDoS contro i portali NATO. La stessa minaccia riguarda dal 2022 molte testate e agenzie giornalistiche europee, tra cui anche una nazionale”.
“La minaccia maggior per la Difesa non è l’IA nel breve periodo, ma presto potrebbe diventarla, per questo servono nuove tecnologie IA based proprio per aggiornare apparati e sistemi militari, pronti a contrastare attacchi futuri.
L’IA è una specie di Black Box, quindi servono competenze specifiche sugli algoritmi. I dati devono essere resi disponibili dal sistema della Difesa per l’utilizzo dell’AI e per l’addestramento degli algoritmi.
Principi non solo validi per la Difesa nazionale, ma anche NATO. Lo stesso dipartimento della Difesa americana ha creato uno specifico cyber security center. Dobbiamo avere maggiore consapevolezza degli strumenti di IA – ha sottolineato Raimondi – per creare regole e policy dedicate, se non sappiamo bene come funziona come possiamo normarla? Serve una preparazione adeguata che parte dall’osservazione, dalla comprensione e dall’azione“.