È ancora in corso l’operazione “Last Chain” della Polizia Postale italiana, in collaborazione con Eurojust, Europol e Polizia rumena, con arresti e sequestri tra Italia e Romania, e l’obiettivo di smantellare un’organizzazione cyber criminale tra le più grandi d’Europa.
Il giro d’affari è stato quantificato in più di 20 milioni di euro l’anno. Una cifra considerevole, frutto di truffe e frodi informatiche compiute dal gruppo criminale in tutta Europa.
C’era un primo livello operativo di cyber crime in Romania, che aveva il compito di sottrarre risorse finanziarie ad ignari utenti di rete, prelevando i soldi direttamente dai conti correnti.
Un secondo livello invece tutto italiano, che doveva gestire i proventi criminali tramite attività di riciclaggio e conti correnti intestati a prestanome, da cui poi i soldi venivano prelevati e trasportati fisicamente in Romania.
Le indagini e gli arresti sono stati coordinati dalla Procura di Genova, mentre sequestri di beni immobili e di denaro contante sono in corso nei due Paesi, tra ville, appartamenti, automobili e negozi.
Secondo l’ultimo Rapporto Clusit 2020, le attività di cyber crime sono cresciute costantemente nell’ultimo anno: rispetto al 2018 del +12,3% e del +162% rispetto al 2014.
Un cyber crimine che continua a sfruttare, attraverso il phishing e anche l’impiego di servizi già pronti, sempre più efficaci, semplici da utilizzare e facilmente reperibili a basso costo sul dark web, la scarsa consapevolezza delle persone per indurle a eseguire azioni potenzialmente pericolose, carpendo dati, informazioni sensibili e altro ancora.
Una delle principali cause di violazioni, phishing e incidenti di varia natura, è infatti la vulnerabilità dell’utente finale correlata alla sua debolezza nel riconoscere e fronteggiare una possibile trappola informatica.