La top five dei Paesi più attaccati dai malware è guidata da Stati Uniti (31.056.221) e Giappone (30.363.541). Dopo l’Italia in terza posizione, seguono India (4.411.584) e Australia (4.387.315).
Triste primato per l’Italia che rientra nella top five dei Paesi più colpiti dai malware. Secondo l’ultimo report di Trend Micro Research, nel 2021 il nostro Paese si posiziona al terzo posto della classifica mondiale dei Paesi maggiormente presi di mira dai malware. A gennaio era il quinto Paese più colpito, a febbraio e marzo il quarto, mentre ad aprile sale sul podio di questa speciale classifica come terza nazione maggiormente afflitta dal fenomeno malware.
La top five dei Paesi più attaccati è guidata da Stati Uniti (31.056.221) e Giappone (30.363.541). Dopo l’Italia in terza posizione, seguono India (4.411.584) e Australia (4.387.315).
Malware: Italia al terzo posto per attacchi
Per lo studio la famiglia di malware più rilevata ad aprile in Italia, in generale e a livello business, è stata quella di DOWNAD, mentre i consumatori sono stati colpiti maggiormente da COINMINER, famiglia di malware specializzata nel nascondersi all’interno del sistema per sfruttare le risorse computazionali e produrre criptovaluta.
In Italia attacchi informatici +56%
Secondo i recenti dati emersi dallo studio dall’Osservatorio Cyber realizzato da CRIF, che mira ad analizzare la vulnerabilità delle persone e delle aziende agli attacchi cyber, in Italia nella seconda metà dell’anno sono cresciuti del +56,7% (rispetto al primo semestre del 2020) gli utenti italiani che hanno ricevuto un avviso di un attacco informatico ai danni dei propri dati personali.
Secondo lo studio gli account legati ai siti di intrattenimento (soprattutto giochi online e di streaming) restano quelli maggiormente esposti alla sottrazione di dati personali (il 51,5% dei casi totali). Di contro, sono i social network ad aver conosciuto un significativo aumento dei rischi, balzando dall’1,6% al 31,8%.
La ricerca interpreta i trend principali che riguardano i dati esposti in ambienti Open Web e Dark Web, la tipologia di informazioni, gli ambiti in cui si concentra il traffico di dati e i paesi maggiormente esposti, oltre ad offrire alcuni spunti per fronteggiare in modo consapevole il rischio cyber.
Malware e cybercrime: il 56% delle aziende italiane non ha una strategia di Cybersecurity
In Italia le aziende continuano ad essere impreparate per quanto riguarda le difese informatiche. Stando all’ultimo studio dell’ultimo rapporto di Minsait (società del gruppo Indra), il 56% delle aziende non ha una strategia di cybersecurity ben definita.
“Il 90% delle aziende non ha professionisti specializzati in cybersecurity, l’82% non ha registri aggiornati degli asset digitali da proteggere, il 73% non ha implementato meccanismi di consapevolezza per i propri dipendenti e solo il 55% ha un Cybersecurity Operations Center per rilevare e rispondere a un attacco informatico”.
Nonostante l’aumento delle minacce, il 73% delle aziende non dispone degli strumenti necessari di incentivazione, formazione e comunicazione per i propri professionisti, stando al Report di Minsait. Inoltre, il 90% delle aziende non ha ancora incluso nel proprio organico profili di professionisti specializzati in quest’area.
Solo il 55% delle aziende si basa su un C-SOC
Nonostante la crescente necessità di protezione, solo il 22% delle aziende ha implementato una gestione centralizzata dell’identità, in un momento in cui il furto di identità digitale e di password è tra i principali ambiti sotto attacco. La mancanza di protezione delle aziende si riflette anche nel fatto che solo il 55% delle organizzazioni si basa su un Cybersecurity Operations Center, che è essenziale per rilevare gli attacchi ed essere in grado di reagire, secondo Minsait.
La mancanza di protezione delle aziende diventa ancora più grave tenendo conto che il 90% degli attacchi informatici si avvale di tecniche di ingegneria sociale per superare le difese delle aziende e che, durante la pandemia, gli attacchi di phishing sono aumentati del 6.000%.
Tuttavia, il 68% non ha ancora la figura di un CISO (Chief Information Security Officer), come manager responsabile della sicurezza delle informazioni e del suo allineamento con gli obiettivi aziendali. Inoltre, l’82% delle aziende non ha registri aggiornati degli asset digitali da proteggere e il 90% non utilizza le tecniche di Cybersecurity più avanzate, aspetti essenziali per avere una protezione completa.
Nonostante questo quadro generale, il rapporto evidenzia che le aziende dei settori bancario, telecomunicazioni e media, assicurazioni ed energia si distinguono per il loro alto grado di progresso, per gli investimenti in nuove tecnologie e per la ricerca di risposte innovative alle sfide della Cybersecurity.