Isis non è stato umiliato solo in Iraq e Siria, ma anche e soprattutto nel cyber spazio. Il collettivo di hacker Di5s3nSi0N ha infatti mantenuto la promessa e messo offline Amaq, l’organo di propaganda Daesh.
Lo ha fatto, peraltro, mantenendo la promessa che ciò avvenisse il 17 novembre. A proposito il collettivo di hactivisti musulmani ha scritto che “questi codardi non si possono nascondere da noi anche se cercano di farlo”. Inoltre, i cyber giustizieri hanno spiegato che “le nostre operazioni sono cessate, in modo che possiamo trovare nuovi bersagli da distruggere. Per favore, inviateci suggerimenti così potremo continuare a mettere in silenzio la voce dello Stato Islamico e le loro bocche malvagie”. Il tutto, sempre sotto la bandiera della campagna #silencetheswords e di #OpISIS.
Di5s3nSi0N: Le nostre voci sono il ruggito dei leoni mentre difendiamo l’Islam e l’Umma contro un male debole e sciagurato
Nei riguardi di quest’ultimo cyber attacco ad Amaq, Di5s3nSi0N ha spiegato su Twitter che “attraverso le nostre azioni contro Isis e con la diffusione del nostro messaggio, le nostre voci sono ora il ruggito dei leoni mentre difendiamo l’Islam e l’Umma contro un male debole e sciagurato. L’Islam è una religione di modestia. Non cerchiamo la fama – hanno sottolineato gli hacker -. Ci è stato chiesto di parlare con i media, crediamo che il nostro messaggio sia giusto e non vogliamo che l’orgoglio lo distrugga – ha spiegato il collettivo a seguito del fatto che ha lanciato una cyberwar contro Daesh -. Ogni azione che facciamo è pubblicata su Twitter, il nostro unico obiettivo è difendere l’Islam e sconfiggere lo Stato Islamico online. Insieme possiamo #silencetheswords”.
Era stato lo stesso Isis a provocare gli hacker, con una mail ai sottoscrittori di Amaq
Peraltro, era stato lo stesso Isis a scatenarsi contro la cyber campagna di , Di5s3nSi0N. Poco tempo fa, Daesh aveva inviato alla mailing list di Amaq un messaggio in cui si affermava che la sicurezza informatica era stata incrementata, dopo che l’organo di propaganda era finito al centro di una offensiva informatica. “In risposta agli eventi recenti, abbiamo imposto misure di sicurezza più stringenti sui nostri sistemi – affermava lo Stato Islamico -. Possiamo gestire ogni tipo di tentativo di hacking e cyber attacchi tramite email”. Passate alcune ore, gli hacker musulmani hanno raccolto la sfida e compromesso la piattaforma, pubblicando anche 1.784 mail di simpatizzanti. Inoltre, avevano inviato una mail di sfottò ai jihadisti. Nel messaggio si spiegava che “abbiamo hackerato la vostra mailing list sicura per Amaq. Daesh, vi dobbiamo chiamare cani per i vostri crimini o serpenti per la codardia? Noi siamo i bug nel vostro sistema”.
Il cyber attacco del 17 novembre era stato annunciato su Twitter e alla rete era stato chiesto di scegliere con che immagine sarebbe avvenuto
Non solo. Di5s3nSi0N è anche passata all’offensiva contro Isis. Dopo aver hackerato Amaq, infatti, il collettivo musulmano ha pre-annunciato un nuovo cyber attacco il 17 novembre. Su Twitter il gruppo ha scritto che “Allah invia la vostra punizione attraverso le nostre mani. Come le braccia dei nostri fratelli hanno fatto polvere di voi, noi facciamo la storia on i vostri pixel haha. Noi #silencetheswords il 17.11.17”. Infine, si aggiungono gli hashtag delle più note operazioni sul web contro lo Stato Islamico: 17 #AMAQ #OpISIS #IslamicState #Hacked. Inoltre, come ultima umiliazione, gli hactivisti hanno chiesto alla rete di scegliere con quale immagine avrebbero colpito l’organo di propaganda Daesh. L’azione, pienamente riuscita, è stata poi festeggiata con un post su Twitter: “Siamo i bug nei vostri sistemi che non possono essere rimossi. Il nostro viaggio per mettere in silenzio lo Stato Islamico proseguirà”.