L’attacco hacker ha preso di mira un’azienda in appalto della Us Customs and Border Protection (Cbp), la principale agenzia Usa per la sicurezza delle frontiere, in servizio di controllo doganale e di transito presso i varchi di confine nazionale.
Come non detto. Il dibattito sull’utilizzo della tecnologia per il riconoscimento facciale da parte delle forze dell’ordine americane è più acceso che mai.
Qualche ora fa il Washington Post ha diffuso la notizia di un attacco hacker ha preso di mira un contractor della Us Customs and Border Protection (Cbp), la principale agenzia Usa per la sicurezza delle frontiere, in servizio di controllo doganale e di transito presso i varchi di confine nazionale. Secondo le stime sarebbero coinvolte 100.000 persone da questo attacco informatico.
I rischi legati alla sicurezza del riconoscimento facciale
La società hackerata (un’azienda terzista) aveva archiviato i dati raccolti dalla Cbp, ovvero le informazioni personali dei viaggiatori, comprese le foto, i passaporti, le impronte digitali.
L’agenzia americana è venuta a conoscenza del 31 maggio che il subappaltatore aveva trasferito le immagini sulla sua rete. Il CBP non ha dichiarato quando la società ha trasferito le fotografie o quando si è verificato l’attacco informatico.
Il CBP aveva raccolto le immagini dei viaggiatori negli aeroporti e ai valichi di frontiera. Ha anche iniziato a utilizzare il riconoscimento facciale per identificare i viaggiatori, compresi quelli che cercano di entrare illegalmente nel paese.
L’attacco informatico si è verificato proprio mentre “La Cbp sta espandendo il suo enorme apparato per il riconoscimento facciale e per la raccolta di informazioni sensibili dei viaggiatori, come le informazioni sulle targhe o gli identificatori sui social media“, ha denunciato Neema Singh Guliani, dell’American Civil Liberties Union (Aclu). “Il modo migliore per evitare questo tipo di violazioni – ha aggiunto – è non raccogliere ed archiviare questi dati“.
Facial ID: un problema di privacy
Negli Usa, l’uso del riconoscimento facciale da parte delle agenzie governative, sta sollevando nuove domande sulla privacy e sulla sicurezza dei dati. Ieri abbiamo dato la notizia del lancio di un nuovo sito chiamato AirlinePrivacy.com ad opera di un gruppo di attivisti della privacy, che mostra agli utenti quali compagnie aeree utilizzano il riconoscimento facciale per verificare l’identità dei passeggeri prima dell’imbarco in aeroporto.
Il progetto, nato a difesa e tutela dei diritti dei viaggiatori, aiuta inoltre i clienti a prenotare voli direttamente con compagnie aeree che non utilizzano questo tipo di tecnologie invasive.
Lo scorso maggio la città di San Francisco ha votato per metterne al bando l’utilizzo da parte della polizia. E’ la prima città Usa ed altre municipalità americane stanno pensando di seguirne le orme.