Intervista all’on. Matteo Perego di Cremnago, Sottosegretario di Stato per la Difesa, con la delega, tra le altre, di analizzare l’attuale legislazione in materia cyber e proporre una ridefinizione che tenga conto della specificità e delle esigenze della Difesa: “Stiamo ‘cambiando pelle’ con investimenti in risorse umane ed economiche, in capacità e volontà di conseguire una sovranità tecnologica multidominio e mantenerla nel tempo”.
Cybersecurity Italia. Con quale approccio sta portando avanti questo prestigioso e determinante incarico di governo?
Matteo Perego di Cremnago. Orgoglio, motivazione e determinazione guidano il mio approccio in questo prezioso incarico, sono da sempre legato all’ambiente della Difesa, ultimamente per aspetti professionali con la Commissione Difesa e con l’incarico di partito, ma da molto prima convinto sostenitore delle nostre Forze Armate, affezionato a loro, a uomini e donne con le stellette che con dedizione e sacrificio mettono la loro vita a rischio per il bene del Paese. Il mio impegno è per loro, perché nessuno li dimentichi mai, perché possano operare in sicurezza e in armonia, perché devono essere tutelati e perché la collettività deve comprendere semplicemente che Forze Armate al passo con i tempi, efficaci ed efficienti significano sicurezza e difesa della Nazione e del nostro futuro.
Le deleghe conferitemi dal Sig. Ministro della Difesa sono, tra l’altro, particolarmente stimolanti, riguardano temi su cui c’è molto da realizzare e su cui bisogna investire tempo e denaro, e ho detto “investire” non “spendere”, perché si investe su qualcosa di utile per tutti e con ritorni per tutti in termini di difesa e sicurezza e in termini economici per aziende nazionali brillanti nel settore. Darò tutto me stesso in questo incarico, lo devo alla Nazione e lo devo a ogni singolo militare che ogni giorno è impegnato per il nostro Bene.
Cybersecurity Italia. La Difesa, guidata dal ministro Guido Crosetto, come sta “cambiando pelle” per adeguare lo strumento militare alle nuove minacce cibernetiche?
Matteo Perego di Cremnago. Dopo il Summit NATO dello scorso anno a giugno, segnato dal conflitto tutt’oggi in corso tra Russia e Ucraina, nel documento detto Concetto Strategico – un atto che sancisce la nuova postura della NATO rispetto alle minacce future – si comprende come l’allarme dei decisori politici dei Paesi membri dell’Alleanza sia soprattutto relativo alle nuove frontiere dei conflitti che, tra le altre priorità, vede un accento posto sul crescente intreccio tra la dimensione cyber e quella spaziale.
Trovo interessante riprendere il passaggio del Concetto Strategico dedicato all’ambiente strategico in cui viene riportato che “The Euro-Atlantic area is not at peace” ed inoltre che: “I Regimi autoritari sfidano i nostri interessi, valori e stili di vita democratici. Stanno investendo in sofisticate capacità convenzionali, nucleari e missilistiche, con poca trasparenza o rispetto per le norme e gli impegni internazionali. I concorrenti strategici mettono alla prova la nostra resilienza e cercano di sfruttare l’apertura, l’interconnessione e la digitalizzazione delle nostre nazioni. Interferiscono nei nostri processi e istituzioni democratiche e prendono di mira la sicurezza dei nostri cittadini attraverso tattiche ibride, sia direttamente che tramite attività sponsorizzate. Conducono attività dannose nel cyberspazio e nello spazio, promuovono campagne di disinformazione, strumentalizzano la migrazione, manipolano le forniture energetiche e impiegano la coercizione economica. Questi attori sono anche in prima linea in uno sforzo deliberato per minare le norme e le istituzioni multilaterali e promuovere modelli autoritari di governance”.
Ecco, la difesa sta “cambiando pelle” con investimenti in risorse umane ed economiche, in capacità e volontà di conseguire una sovranità tecnologica multidominio e mantenerla nel tempo. È imperativo non farci cogliere impreparati e proteggere gli interessi del nostro Paese.
Cybersecurity Italia. Per evitare di restare esposti alle minacce cyber, in quella che è ormai una quotidiana cyberwarfare, l’Italia e l’Ue in che modo possono dotarsi di una sovranità tecnologica in questo settore?
Matteo Perego di Cremnago. La sovranità tecnologica si riferisce all’abilità di generare conoscenza tecnologica e scientifica autonomamente o di utilizzare capacità tecnologiche sviluppate altrove attraverso l’attivazione di partnership ritenute affidabili. Questo concetto è al centro del dibattito pubblico e la sua articolazione sembra destinata a giocare un ruolo cruciale per l’indipendenza economica e l’autonomia strategica dell’Italia e dell’Unione europea.
Italia ed Europa per realizzare una vera e concreta sovranità tecnologica, di fatto non solo per gli aspetti cyber ma in ottica multidominio, dovrebbero:
- Collaborare a livello normativo, non per ingolfare la macchina ma per rendere l’intero sistema più competitivo e proattivo.
- Fare sistema con le università/centri di ricerca e le aziende della Difesa per anticipare e prevenire ogni tipo di nuova minaccia o nuova tecnologia sensibile.
Cybersecurity Italia. Quando è importante, secondo lei, “fare sistema”, favorire, quindi, la partnership pubblico-privata per aumentare la cyber defence?
Matteo Perego di Cremnago. Fare sistema, come ho detto poc’anzi, è importante oltre che essenziale. E aggiungo: è ora che la collaborazione pubblico-privato diventi maggiormente virtuosa e portatrice di nuovi elementi, affinché rappresenti un valore aggiunto a favore dell’indotto del settore e un know how spendibile per collaborazioni con altri paesi.
Le partnership pubblico-privato è la migliore risposta alle crescenti minacce informatiche. Già dall’inizio degli anni 2000 apparve chiaro che il dominio cyber sarebbe stato più sicuro se le aziende private avessero instaurato una partnership di reciproco vantaggio con quelle pubbliche. La cybersecurity è alla base del progresso digitale, proprio perché la sua implementazione rafforza le difese dei sistemi informatici e delle reti contro gli attori malevoli intenzionati a esfiltrare dati o causare interruzioni nell’erogazione di servizi fondamentali.
Cybersecurity Italia. Tra le sue deleghe anche quella di “analizzare l’attuale legislazione in materia cyber e proporre una ridefinizione che tenga conto della specificità e delle esigenze della difesa”. La struttura del Documento Programmatico Pluriennale della Difesa non prevede l’indicazione delle risorse che, all’interno dei singoli programmi, serviranno per rendere i sistemi resilienti sotto il profilo cyber. Molte aziende lamentano che ciò non consente una efficace programmazione degli investimenti perché non è chiaro quale è il reale budget della Difesa per la cyber. È pensabile una riforma della programmazione che possa mettere in chiaro – programma per programma – i costi previsti per la Cybersecurity?
Matteo Perego di Cremnago. L’analisi dell’attuale legislazione in materia cyber è nei miei intenti e sto già agendo col mio staff affinché le capacità e le competenze della difesa possano contribuire ad incrementare la sicurezza del nostro Paese anche in materia di cybersecurity. Le risorse finanziarie ci sono e provengono sia dal PNRR che dalla Legge di Bilancio 2023: l’obiettivo è alimentare il Fondo per l’attuazione della Strategia Nazionale di Cybersicurezza per il conseguimento dell’autonomia tecnologica in ambito digitale. Nel complesso, sommando le previsioni del PNRR e della Legge di Bilancio 2023, saranno disponibili risorse importanti, nell’ordine di diverse centinaia di milioni di euro su cui l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN) sta pubblicando bandi dallo scorso anno. Esistono, inoltre, due programmi europei con fondi fino al 2027. Gli esperti mondiali prevedono che la spesa per la Cybersecurity sarà oggetto di continui incrementi che potrebbe raggiungere i 1,75 trilioni di dollari nel 2025.
Cybersecurity Italia. Quando la cyber incontra il mare. Di recente la Commissione europea e l’Alto rappresentante hanno adottato una Comunicazione congiunta su una strategia rafforzata per la sicurezza marittima dell’UE volta a garantire un uso pacifico dei mari e a proteggere il settore marittimo da nuove minacce. Hanno inoltre adottato un piano d’azione aggiornato che attuerà la strategia. Citiamo un solo dato: fino al 99 % dei flussi globali di dati sono trasmessi attraverso cavi sottomarini, che sono anche oggetto di attacchi cibernetici e ibridi. Come mettere, maggiormente, in sicurezza anche dal punto di vista cibernetico il Dominio Subacqueo?
Matteo Perego di Cremnago. Siamo consapevoli che la sicurezza marittima è di vitale importanza per l’Unione europea e i suoi Stati membri e, proprio in tal senso, la Commissione europea e l’Alto rappresentante Borrell hanno previsto un piano d’azione aggiornato che attuerà la strategia.
Tutti insieme, gli Stati membri dell’UE, costituiscono la più grande Zona Economica Esclusiva (ZEE) combinata al mondo.
L’economia dell’UE dipende in larga misura dalla sicurezza degli oceani. Oltre l’80% del commercio mondiale e circa due terzi dell’approvvigionamento mondiale di petrolio e gas sono estratti in mare o trasportati via mare. Fino al 99% dei flussi globali di dati sono trasmessi attraverso cavi sottomarini. Il settore marittimo mondiale deve essere sicuro per sfruttare pienamente il potenziale degli oceani e dell’economia blu sostenibile. L’UE intende rafforzare l’ampia gamma di strumenti di cui dispone per promuovere la sicurezza marittima, sia civile che militare.
Le minacce e le sfide in materia di sicurezza si sono moltiplicate dall’adozione della strategia per la sicurezza marittima dell’UE nel 2014, rendendo pertanto necessario un intervento nuovo e rafforzato. Le attività illecite di lunga data, quali la pirateria, le rapine a mano armata in mare, il traffico di migranti e la tratta di esseri umani, il traffico di armi e stupefacenti e il terrorismo, rimangono sfide cruciali.
A queste si affiancano tuttavia minacce nuove e in evoluzione, legate all’aumento della concorrenza geopolitica, ai cambiamenti climatici, al degrado dell’ambiente marino e agli attacchi ibridi e informatici. Si tratta di un’opportunità per promuovere soluzioni sostenibili alle molteplici questioni di sicurezza marittima che l’UE e la comunità internazionale si trovano ad affrontare. È anche un’opportunità per rafforzare il ruolo e la credibilità dell’UE a livello internazionale. I recenti sviluppi geopolitici, come l’aggressione militare della Russia nei confronti dell’Ucraina, ci ricordano con urgenza che l’UE deve rafforzare la propria sicurezza e potenziare la capacità di agire non solo sul proprio territorio e nelle proprie acque, ma anche nel vicinato e oltre. L’EUropean Maritime Security Strategy (EUMSS) aggiornata è un quadro che consente all’UE di intervenire per proteggere i suoi interessi in mare e proteggere i suoi cittadini, i suoi valori e la sua economia.
La strategia per la sicurezza marittima aggiornata promuove la pace e la sicurezza a livello internazionale nonché il rispetto delle norme e dei principi internazionali, garantendo nel contempo la sostenibilità degli oceani e la protezione della biodiversità. La strategia sarà attuata dall’UE e dai suoi Stati membri, in linea con le rispettive competenze. La comunicazione congiunta e il piano d’azione associato specificano diverse azioni integrate che risponderanno agli interessi dell’UE. A tal fine l’UE intende rafforzare gli interventi nell’ambito di sei obiettivi strategici:
- Intensificazione delle attività in mare mediante l’organizzazione di esercitazioni navali a livello dell’UE, l’organizzazione di ulteriori operazioni di guardia costiera nei bacini marittimi europei, la designazione di nuove zone marittime di interesse per l’attuazione del concetto delle presenze marittime coordinate (uno strumento volto a rafforzare il coordinamento dei mezzi navali e aerei degli Stati membri presenti in zone marittime specifiche) e il rafforzamento delle ispezioni di sicurezza nei porti dell’UE.
- Cooperazione con i partner, approfondendo la cooperazione UE-NATO e intensificando la cooperazione con i partner internazionali per sostenere l’ordine in mare basato sul rispetto delle norme, in particolare la convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare.
- Ruolo guida nella sensibilizzazione al settore marittimo. Le azioni comprendono il potenziamento della sorveglianza e il rafforzamento della condivisione delle informazioni per garantire che le autorità nazionali e dell’UE interessate possano scambiarsi informazioni in modo sicuro.
- Gestione dei rischi e delle minacce. Le azioni comprendono lo svolgimento periodico di esercitazioni marittime con la partecipazione di attori civili e militari, il monitoraggio e la protezione delle infrastrutture marittime critiche e delle navi (comprese le navi passeggeri) dalle minacce fisiche e informatiche e la lotta contro gli ordigni inesplosi e le mine in mare.
- Potenziamento delle capacità attraverso lo sviluppo di requisiti comuni per le tecnologie di difesa nel settore marittimo, l’intensificazione dei lavori su progetti e nuove classi di navi e il miglioramento delle capacità antisommergibile.
- Istruzione e formazione mediante l’organizzazione di programmi di formazione aperti ai partner non UE. La strategia aggiornata e il relativo piano d’azione contribuiranno ad attuare la bussola strategica dell’UE per la sicurezza e la difesa.
Cybersecurity Italia. Cos’è e quale sarà la missione del Polo Nazionale della Dimensione Subacquea sotto la guida della Nostra Marina Militare, che verrà inaugurato a giugno a La Spezia?
Matteo Perego di Cremnago. Con l’approvazione della Legge di Bilancio 2023-2025 è stato previsto uno stanziamento di 2 milioni di euro annui a decorrere dal 2023 per la creazione del Polo, a guida Marina Militare, che nascerà a La Spezia e verrà verosimilmente inaugurato nel prossimo giugno. È un progetto che ho molto a cuore, fondamentale per rafforzare ricerca e innovazione nel dominio sottomarino e incrementare il livello di sicurezza nel dominio underwater e favorire opportunità industriali ed economiche. È stata già individuata la sede ideale nel Centro di Supporto e Sperimentazione Navale (CSSN), sia per le attività attualmente svolte dallo stesso Centro sia per la vicinanza ad altre strutture e infrastrutture con interessi affini agli obiettivi prefissati. Il CSSN è polo di eccellenza (civile e militare) della Marina militare che gestisce già i processi di ingegneria del supporto logistico per lo strumento navale ed è, inoltre, centro per la sperimentazione e lo sviluppo dei programmi scientifici e tecnologici della Marina Militare anche nel settore ambientale (marino) in forza dell’accordo di cooperazione siglato con il Centro di ricerca e sperimentazione marittima della Nato.
Con i prossimi passi sarà necessario assumere iniziative volte a individuare idonee risorse economiche (è al momento autorizzata la spesa annua 2 milioni di euro a decorrere dal 2023 come ho già detto) necessarie alla realizzazione dei progetti attinenti al cluster underwater, al fine di dare concreta e tempestiva applicazione agli obiettivi da perseguire. Parallelamente si dovrà sostenere l’eccellenza del settore, rappresentata dalla filiera delle piccole e medie imprese, da coinvolgere direttamente nei programmi e bisognerà istituire un tavolo tecnico di coordinamento interministeriale permanente allo scopo di favorire l’attività di ricerca e sviluppo, il supporto operativo alla difesa, la creazione di un modello economico di sviluppo del settore, la creazione e il consolidamento di una rete permanente di collaborazione tra le realtà coinvolte.
La missione del Polo è anche associata alla tutela delle infrastrutture strategiche nazionali preservando tutti i collegamenti subacquei nel Mediterraneo e per tale fine è necessario salvaguardare anche la sovranità tecnologica nazionale; un eventuale fallimento nel conseguire questo obiettivo comporterebbe serie e pericolose conseguenze per il nostro Paese.
Per mantenere la sovranità tecnologica occorrerà sviluppare la capacità di percepire con immediatezza, anzi anticipare, le direttrici di sviluppo tecnologico, sviluppando al contempo efficaci misure per sfruttarne le opportunità sul piano militare, dove iniziano a definirsi scenari in cui il campo di battaglia sarà interessato da minacce ibride, spinta competizione per l’accesso alle risorse naturali (ovunque esse si trovino), sfruttamento dei domini cibernetico, spaziale e cognitivo, intensificazione della presenza nell’underwater, e dell’uso dei vettori unmanned.
I sistemi unmanned e autonomi avranno un ruolo sempre più cruciale nei futuri scenari e, pertanto, vanno considerati come una opportunità da cogliere, anche con un maggiore impiego delle Forze Speciali e specialistiche, da sempre vanto della nostra Marina Militare.
Questi mezzi rappresentano asset strategici e forniscono un importante contributo all’high-tech e dell’indotto industriale di settore. La superiorità tecnologica, come dicevo prima, va mantenuta e preservata non solo attraverso studi e ricerche, ma soprattutto con investimenti e sinergie tra le industrie nazionali del settore Difesa, realtà che fortunatamente in Italia non mancano. Il Governo dovrà continuare a intraprendere iniziative volte all’applicazione della direttiva per la politica industriale della difesa e di favorire la collaborazione e l’integrazione tra le strutture di supporto con il costituendo Polo, al fine di garantire lo sviluppo coordinato del cluster underwater, nonché incentivare gli scambi con le Marine militari alleate e amiche.
Ma il Polo dovrà essere anche sinergico con il mondo accademico; la filiera nazionale della ricerca e della tecnologia underwater ha vissuto negli ultimi decenni un continuo processo evolutivo, che ha visto le realtà italiane affermarsi in campo internazionale con investimenti e successi del comparto industriale della difesa, nonché la fattiva collaborazione con università e centri di ricerca. Va ampliato e rafforzato il Piano Nazionale della Ricerca Militare con un più intenso e coordinato coinvolgimento delle industrie nazionali, le piccole e medie imprese, i centri e gli enti di ricerca e le università con un focus sulla innovazione tecnologica. Il mondo accademico rappresenta un importante protagonista di questo processo e rappresenta un fattore abilitante per favorire l’attività di ricerca e sviluppo.
L’ambiente subacqueo, il dominio underwater, rappresenta una grande opportunità per l’umanità, ma richiede una grande responsabilità. Dobbiamo proteggere e preservare l’ecosistema marino, evitando l’inquinamento e la sovra-pesca, e garantire che la nostra attività umana non danneggi la vita marina. Solo così potremo sfruttare le risorse marine in modo sostenibile e proteggere tutto quello che loro permettono, in questo modo si può garantire un futuro duraturo per l’umanità in termini di sicurezza, indipendenza energetica, connettività globale, ricerca e benessere.
Cybersecurity Italia. Gli Stati Uniti si stanno muovendo per far fronte alle sfide poste da nuove tecnologie, come il quantum computer, che con la sua enorme capacità di calcolo può “rompere” la crittografia classica, mettendo a repentaglio la sicurezza delle nostre comunicazioni. Nella National Cybersecurity Strategy, adottata a marzo dall’amministrazione Biden, si pone come obiettivo strategico per le agenzie governative l’accelerazione degli investimenti per sostituire o adeguare gli asset hardware e software e i servizi che potrebbero essere facilmente compromessi da un computer quantistico. Questo obiettivo si indirizza primariamente alle agenzie governative, ma i soggetti privati sono invitati a seguire lo stesso modello. Pensa che anche l’Italia si muoverà in una direzione simile nei prossimi anni?
Matteo Perego di Cremnago. Oltre alla NCS adottata da Biden abbiamo sempre a marzo 2023 la NATO che ha sviluppato e approvato il NATO Science e Tecnology trends 2023-2043, un documento lungimirante e strategicamente molto importante e direi rivoluzionario che va nel dettaglio delle Emerging and Disruptive Technologies (EDTs) capacità fondamentali da sviluppare per l’Alleanza con effetto immediato sui cosiddetti 5 concetti base della Nato i WDI (Warfare Development Imperatives) che sono la Cognitive Superiority; Integrated Multi-Domain Defence; CrossDomain Command; Layered Resilience; and wide-ranging Influence and Power Projection, e allo stesso tempo tecnologie che presentano una significativa sfida per l’Alleanza a livello operativo, di interoperabilità, etico, legale e morale. Lo scenario italiano è caratterizzato dalla presenza di importanti centri di ricerca, come ad esempio il Centro di Ricerca Nazionale in High Performance Computing, Big Data e Quantum Computing, nato lo scorso luglio con sede al Tecnopolo di Bologna, e il Centro di Quantum Computing e Simulation di Padova. Il Centro Nazionale è finanziato nell’ambito del PNRR, e farà leva sul supercomputer Leonardo e sul futuro computer quantistico finanziato da Euro HPC JU, entrambi gestiti dal Cineca (il centro di calcolo più importante d’Italia e tra i più importanti a livello mondiale con 115 enti pubblici e il supporto di due dicasteri – Istruzione e merito/Università e ricerca), per promuovere lo sviluppo di nuovi software e applicazioni all’avanguardia in molteplici settori.
Anche il Centro di Calcolo di Padova ospiterà un computer quantistico, finanziato da un progetto di ricerca chiamato World Class Research Infrastructure. Per il Quantum Computing, (QC) come per tutte le tecnologie emergenti, la collaborazione tra queste iniziative è indispensabile, e gli utilizzatori stanno già attivamente contribuendo alla creazione di una comunità pronta a condividere sfide e risultati.
Per quanto concerne la situazione europea, tra le più importanti iniziative ci sono HPCQS (High Performance Computer – Quantum Simulator hybrid) e il progetto EuroQCS, in cui essa confluisce, volti a preparare l’Europa, ed in particolare le nazioni aderenti, alla diffusione e all’uso federato dei computer e simulatori quantistici e dei supercalcolatori, al fine di creare un vero e proprio ecosistema ibrido HPC/QC.
L’ESA, la European Space Agency, ha condiviso di recente in pubblico gli scenari di utilizzo del Quantum Computing in cui è impegnata, ed in particolare del Quantum Machine Learning, per l’osservazione della Terra. Un ambito che potrebbe affiancarsi all’utilizzo del supercalcolo per la realizzazione del gemello digitale della Terra, come ad esempio il progetto Destination Earth.
Per rispondere, quindi, alla sua domanda, sì anche l’Italia si sta muovendo in questa direzione in modo molto convincente.
Cybersecurity Italia. Infine, lei si è fatto promotore per l’istituzione di un Consiglio di sicurezza nazionale. Perché lo ritiene necessario? Che valore avrebbe la figura del consigliere?
Matteo Perego di Cremnago. La proposta è stata fatta qualche mese fa dalla Senatrice Craxi per inserirla nel programma dei lavori della Commissione Difesa del Senato, personalmente ho portato all’attenzione l’argomento più di due anni fa alla Camera dei Deputati con una proposta di legge in merito. Ritengo sia necessario perché per fronteggiare efficacemente le minacce presenti negli attuali scenari, risultano fondamentali le azioni di monitoraggio continuo e prevenzione per la tutela degli interessi nazionali. Alla base di tutto c’è che la sicurezza e l’interesse nazionale possano essere tutelati utilizzando in modo coerente e integrato tutti gli strumenti a disposizione dello Stato, senza ridondanze e ottimizzando le risorse disponibili.
Di fatto non ci inventiamo nulla, mutuando le figure già esistenti in campo internazionale, come in Francia, Germania, Inghilterra o come il National Security Advisor Americano che è consigliere personale del Presidente e gestisce gli affari relativi alla sicurezza nazionale. Il valore è strategico, il consigliere ha il compito di mettere a disposizione del Presidente del Consiglio tutte le informazioni necessarie con tutte le opzioni possibili, valutando i rischi connessi a ciascuna di esse e coinvolgendo tutti i componenti del Consiglio nel processo decisionale.
E parliamo di uno scenario globale, che va dal problema nazionale a quello in un’area di crisi mondiale.
Le competenze del Consiglio interesserebbero in modo trasversale le attribuzioni di diversi Dicasteri (Difesa, Esteri, Made in Italy e Interni) che, in forme diverse, si occupano di sicurezza.
E’ necessario raccogliere le energie migliori del Paese e ogni attore del Consiglio potrebbe mantenere, di fatto, la regia delle competenze già a lui assegnate, magari con la possibilità di avvalersi di collaborazioni esterne ritenute necessarie e nei limiti delle risorse finanziarie già assegnate.
Le abilità dei dicasteri sono fondamentali per il coordinamento tra tutti i soggetti del Consiglio per la sicurezza. Si parla di assicurare un raccordo proprio tra le diverse competenze dei Ministeri per rendere più efficace favorire l’azione del Presidente del Consiglio dei Ministri attraverso un maggiore verticalismo, che tra l’altro l’epoca pandemica del COVID-19 ha insegnato essere fondamentale.
Tra le funzioni vedrei bene anche quella di impartire e promuovere gli indirizzi di merito agli investimenti per il settore difesa nonché delle principali aziende nazionali e per la tutela del patrimonio e delle infrastrutture di rilevanza strategica nazionale, e, al contempo, di promuovere l’indirizzo di politiche riguardanti i settori della difesa, attraverso le missioni militari internazionali, e della politica estera.