Cresce la spesa per le aziende in Cybersecurity, ma basterà ad arginare il problema?

Trainano le big company, Pmi a rilento. Ma non basta: contro un hacking sempre più sofisticato e in grado di minare la credibilità aziendale servono strategie a lungo termine e manager specializzati

Le maxi-violazioni e il furto dei dati degli account Yahoo, l’attacco hacker che ha colpito un hotel di lusso in Austria, chiudendo 180 ospiti fuori dalle loro camere, o ancora l’offensiva informatica che a dicembre scorso ha provocato un blackout in Ucraina, lasciando senza corrente migliaia di cittadini. Il 2016 verrà probabilmente ricordato come l’anno del cybercrime, ma i casi eclatanti balzati agli onori delle cronache internazionali non devono far pensare che il tema della cybersecurity sia un problema solo per i big.


L’ingresso del digitale in azienda iniziato con l’avvento di Internet e ora spinto dal nuovo paradigma dell’industria 4.0 ha fatto esplodere nuove opportunità di business, costringendo compagnie di ogni settore e dimensione coinvolte dalla digital transformation a fronteggiare però sfide inedite sul fronte sicurezza. La questione sta assumendo connotati sempre più rilevanti, anche in Italia dove l’attenzione e la spesa in sicurezza IT è in aumento.

Dando un’occhiata ai numeri dell’Osservatorio Information Security & Privacy, elaborato della School of Management del Politecnico di Milano, emerge infatti un quadro piuttosto movimentato. Il settore italiano delle soluzioni di information security ha chiuso il 2016 con un volume d’affari da 972 milioni di euro, in crescita del 5% rispetto 2015. Una spesa concentrata però tra le grandi imprese, che si dividono il 74% di tutto il mercato, e dominata da 3 componenti: tecnologia (28%), servizi di integrazione IT e consulenza (29%)e software (28%). Questi dati non devono tuttavia far credere che le nostre aziende siano completamente mature e consapevoli dei rischi che affrontano. Vai all’articolo completo qui.

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