Con la Bussola Strategica, l’Unione Europea ha, quindi, aggiunto un importante tassello tra i documenti portanti della propria struttura. È chiaro che l’adozione del documento non è un punto di arrivo, ma solo l’avvio di un processo che dovrà essere accompagnato da azioni a livello politico e finanziario.
Articolo di Stefano Calvetti – Consigliere Militare aggiunto presso la Presidenza del Consiglio
La scorsa settimana il Consiglio Europeo ha votato favorevolmente l’adozione dello “Strategic Compass” (Bussola Strategica), un documento con cui l’Unione Europea ha voluto definire la propria agenda in termini di sicurezza e difesa. La redazione della “Bussola”, il cui testo era già stato preventivamente validato lunedì scorso dai Ministri degli Esteri degli Stati membri, è stata avviata circa due anni fa ed esattamente il 17 giugno 2020, quando il Consiglio ha invitato l’Alto Rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, a definire un documento che sviluppasse una “cultura strategica condivisa”.
Il primo punto da evidenziare è che l’Unione Europea aveva bisogno di un documento del genere per potersi dotare di uno strumento militare in grado di difendere i propri interessi. Difatti, se è vero che l’organizzazione internazionale nasce dalla necessità di una cooperazione nel settore commerciale, col tempo si è evoluta in un complesso organismo politico, economico, diplomatico e informativo che ha sviluppato una rete di interessi strategici che sono propri dell’UE. Del resto, l’Unione si è dotata da tempo di un Military Staff che ha il compito di attuare la Politica Europea di Sicurezza e Difesa (PESD) ed ha già avviato – dal 2003 – attività militari a protezione delle proprie esigenze.
La Bussola Strategica risponde, quindi, alla necessità di definire un percorso di crescita dello strumento di difesa dell’Unione, strutturato su quattro macro-aree: act, secure, invest e partner. Il tracciato parte da un quadro geopolitico di riferimento che definisce la situazione attuale e individua le sfide che l’UE dovrà affrontare nei prossimi anni e le minacce alla sicurezza dei cittadini, delle infrastrutture critiche e dell’integrità dei confini dell’Unione. Inutile dire come il conflitto russo- ucraino abbia profondamento influenzato la stesura della “Bussola”, ma non il suo percorso di approvazione. Difatti, era previsto da tempo che la sua adozione fosse sancita nel Consiglio che si è chiuso oggi. L’invasione russa in Ucraina non ha fatto altro che portare ad un rafforzamento della posizione degli Stati Membri nei confronti di Mosca, fungendo addirittura da collante tra le nazioni che fanno parte dell’Unione.
Entrando nel dettaglio delle quattro aree, il capitolo “Act” è dedicato al rafforzamento delle missioni e operazioni militari e civili a tutela degli interessi unitari, attraverso mandati flessibili e un processo decisionale snello e rapido. In questo contesto, è strutturata una forza iniziale di dispiegamento rapido (EU Rapid Deployment Capacity) che potrà contare su 5.000 militari da impiegare in zona di crisi.
Il capitolo “Secure” è invece centrato sulla capacità di anticipare le minacce, garantire accesso ai domini strategici e proteggere i cittadini e le infrastrutture critiche. Nell’ambito delle aree critiche che l’Unione Europea ha individuato, la dimensione cibernetica assume particolare rilievo. Ancora una volta, l’esempio che arriva dal fronte orientale, dove gli attacchi digitali sono molteplici e particolarmente insidiosi anche al di fuori dell’area del conflitto, non fa altro che rafforzare la condivisione dello scopo e della necessità di creare sinergie per uno sviluppo tecnologico e capacitivo allo stato dell’arte. Ecco, quindi, che l’Unione Europea ha deciso di dotarsi di un Hybrid Toolbox, ossia un set di strumenti pronti all’uso in grado di fronteggiare azioni ostili in un campo – quello ibrido, appunto – particolarmente insidioso. In questo peculiare settore ricadono attività come disinformazione, propaganda, azioni – anche cibernetiche – contro infrastrutture critiche.
La parte “Invest” è invece dedicata allo sviluppo di capacità e tecnologie innovative, in modo da incrementare la capacità strategica dell’Unione Europea. In questo ambito, è promossa la cooperazione tra Stati membri, affinché si vengano a creare sinergie virtuose che consentano di ottimizzare le spese nel settore della difesa e incrementare il livello di interoperabilità.
Infine, il settore “Partner” definisce la necessità di trovare forme di cooperazione con attori extra-UE, siano essi Stai (come USA, UK, Canada, Norvegia, Giappone) oppure organizzazioni internazionali (NATO, ONU, OSCE, UA e ASEAN).
L’adozione della “Bussola” è accompagnato dallo sviluppo del c.d. “Pacchetto Difesa”, un insieme di provvedimenti emanati dalla Commissione Europea il 15 febbraio che definiscono le iniziative, i programmi e gli strumenti a sostegno della politica europea nel settore difesa. Anche in questo caso, ampio spazio è dato al settore cibernetico, ambito nel quale la Commissione definisce l’intenzione di redigere il “Cyber Resilience Act” e sviluppare specifiche capacità europee.
Con la pubblicazione della Bussola Strategica, l’Unione Europea ha, quindi, aggiunto un importante tassello tra i documenti portanti della propria struttura. È chiaro che l’adozione del documento non è un punto di arrivo, ma solo l’avvio di un processo che dovrà essere accompagnato da azioni a livello politico e finanziario per poter dare concretezza a quelle che, per ora, sono solo intenzioni.