Una carriera contraddistinta da successi ma anche da frizioni, sopratutto in ambito di cybersecurity americana.
Il lavoro dell’ex direttore dell’Fbi ripercorso dalla stampa d’oltreoceano James Comey lascerà un marchio importante sulla cyber policy Usa: la sua è stata una carriera contraddistinta da diversi successi nel contrasto al crimine informatica, ma anche da frizioni con le comunità tecnologica e della privacy e da una uscita di scena turbolenta. A raccontarlo sono le testate americane che hanno analizzato – ascoltando i protagonisti – le sfide informatiche che l’ormai ex direttore dell’Fbi ha affrontato in questi anni. Il mandato di Comey, iniziato nell’autunno del 2013, ricorda Politico, è coinciso con un drammatico cambiamento nel modo in cui il Paese ha considerato la criminalità e la sicurezza informatiche.
Ha preso servizio alcuni mesi dopo lo scoppio del caso Snowden e solo pochi mesi prima che una serie di massicce violazioni di dati in compagnie come Target, Home Depot e JPMorgan Chase portarono davvero per la prima volta la criminalità digitale sotto i riflettori nazionali (e non solo). La risposta di Comey alle minacce dei nuovi tempi, commenta il sito americano, gli ha fatto guadagnare molti fan, ma anche altrettanti critici. Tra i suoi sostenitori, vanno inclusi molti colleghi nel campo del law enforcement e un certo numero di legislatori che hanno elogiato l’allora capo del Bureau “per il suo attento sforzo nell’affrontare la rapida proliferazione della criminalità digitale”, riporta ProCyber.
Il mandato di Comey, si sottolinea ancora, ha visto tra le altre cose le “indagini che hanno portato alle prime accuse mai portate contro presunti hacker governativi in Cina, Russia e Iran, nonché la cattura di numerosi pirati informatici stranieri sfuggenti”, spesso “fuori dalla portata delle autorità statunitensi”. “La leadership e la difesa di Comey su qualsiasi argomento… sono stati ineguagliati”, ha dichiarato invece Anthony J. Ferrante, ex capo della cyber divisione dell’Fbi e successivamente funzionario informatico alla Casa Bianca. Comey, commenta la stampa Usa, si sarebbe fatto apprezzare anche dai comitati intelligence di Camera e Senato per aver l’aiuto che avrebbero ricevuto sull’indagine condotta sulle presunte ingerenze russe durante la scorsa campagna per le elezioni presidenziali.
“Ma la comunità della tecnologia e della privacy hanno un’idea molto diversa sulla ‘cyber legacy’ di Comey”, aggiunge l’analisi, soprattutto in relazione ai suoi sforzi per garantire l’accesso, in fase di indagine, alle comunicazioni crittografate dei presunti colpevoli.