Recentemente Foreign Affairs ha pubblicata un’interessante analisi in cui si valuta il possibile impatto dell’intelligenza artificiale rispetto all’ordine globale. In particolare, l’analisi proposta identifica gli effetti e i possibili elementi di cambiamento che andrebbero a costituire l’autoritarismo digitale, nuova forma di governo che potrebbe dare inizio alla competizione ideologica del ventunesimo secolo.
Gli effetti dell’intelligenza artificiale nell’arte di governo.
Sino ad oggi, il dibattito sugli effetti dell’intelligenza artificiale ha riguardato principalmente due temi dominanti. Da una parte si è espresso nella paura verso la singolarità, ovvero l’evento in cui una IA potrebbe superare l’intelligenza umana e sfuggire al suo controllo, possibilità che avrebbe tremende conseguenze; dall’altra si è configurata come una nuova rivoluzione industriale che determinerà la sostituzione dell’uomo in tutti le aree della società, come ad esempio i trasporti , la difesa, oppure la sanità. Ciò determinerebbe la fine del cosiddetto “fattore umano”.
L’analisi Foreign Affairs pone l’accento su un ulteriore ottica, quella in cui l’intelligenza artificiale determinerebbe un rimodellamento dell’ordine mondiale a partire dal consolidamento della capacità dei governi di monitorare, prevedere e controllare i propri cittadini. In questo modo, l’IA offrirebbe ai Paesi autoritari una plausibile alternativa alla democrazia liberale, rinnovando una competizione internazionale fra sistemi sociali che non si verifica dalla guerra fredda.
Per decadi, la maggior parte dei politologi ha sostenuto l’idea per cui la democrazia liberale si configura come unico possibile percorso verso un’ economia sostenibile di successo. Un Paese può applicare politiche repressive e ottenere una crescita economica nel breve periodo, ma nel lungo periodo l’autoritarismo spesso è sinonimo di stagnazione. L’intelligenza artificiale si pone come l’opportunità per tali paesi di superare questa dicotomia, offrendo la possibilità per i Paesi di grandi dimensione e con un’economia avanzata, di rendere ricchi i propri cittadini mantenendo un forte controllo su di essi.
Alcuni Stati si stanno già muovendo verso questa direzione. La Cina ha avviato una politica di controllo digitale, sfruttando l’IA nella sorveglianza, il machine learning in strumenti che controllano, identificano e prevedono i comportamenti della popolazione, e creando il cosiddetto “sistema di credito sociale”. Vi sono Stati che pongono in essere un’identica mentalità politica e che oggi stanno iniziando un processo di emulazione del “nuovo” sistema cinese.
Ciò determina che, così come il ventesimo secolo è stato segnato dalla competizione fra fascismo, comunismo e liberal democrazia, il ventunesimo secolo vedrà la lotta fra liberal democrazia e autoritarismo digitale.
Autoritarismo digitale.
Le nuove tecnologie permetteranno un elevato livello di controllo sociale ad un costo ragionevole.
I governi saranno in grado di censurare i modo selettivo quei temi e quei comportamenti sociali che vanno ad intaccare le attività produttive e la crescita economica, scongiurando, inoltre, quei dibattiti che potrebbero danneggiare il regime. L’esempio moderno è presente in Cina in ciò che è stato definito Great Firewall, sistema di censura selettiva.
Intelligenza artificiale e big data consentiranno un controllo predittivo di potenziali dissidenti. Oggi possiamo osservare l’esempio di Amazon e Google che sfruttano tali strumenti per approcciarsi a potenziali clienti. L’utilizzo della medesima tecnologia, se specificatamente designata per il controllo sociale, consentirà il totale controllo di qualsiasi attività umana, poiché i dati raccolti potrebbero facilmente essere incrociati con i dati personali riferiti alla tassazione, sanità, precedenti penali, conti bancari, biometria e monitoraggio CCTV, ciò determinerebbe la perfetta profilazione di un soggetto. Inoltre, maggiori dati vengono raccolti, migliore lo sviluppo dei sistemi IA.
L’onnipresenza dello Stato nelle attività umane, non solo forzerebbe il cittadino a comportarsi in un determinato modo, ma ne modificherebbe efficacemente anche il suo pensiero e la sua volontà. La psicologia cognitiva ha scoperto che influenzare il comportamento delle persone spingendole ad assumere determinati comportamenti, determina dei cambiamenti nelle attitudini e nelle abitudini della persona. I venditori sanno che portare un potenziale cliente a compiere alcuni atteggiamenti, potrà determinare cambiamenti in vista di richieste successive.
Altro aspetto cruciale determinato dall’IA riguarda la “promessa” di una migliore pianificazione economica. Come ricordato da Jack Ma, fondatore del gigante tech Alibaba, con un maggiore quantitativo di informazioni, l’Autorità Centrale può sviluppare una migliore politica economica attraverso una pianificazione e una più efficace previsione di quelle che potrebbero le forze che influenza il mercato.
L’autoritarismo digitale sin qui esposto non necessariamente dovrebbe verificarsi in tutte le sue sfaccettature, quanto piuttosto rappresenta un modello a cui alcuni Paesi possono sempre ambire. Inoltre, offre un ventaglio di possibilità che possono determinare la prossima sfida ideologica.
Anche se questo modello dovesse fallire, i tentativi di implementazione potrebbero verificarsi per un lungo periodo.
Modelli di autoritarismo digitale.
L’implementazione delle tecnologie e dei servizi legati all’intelligenza artificiale, richiede un alto livello di coordinamento, ingenti quantità di finanziamenti e una grande richiesta in termini di expertise. Ad oggi, l’unico Stato che sembra essere in grado di incarnare questo modello è la Cina.
La Cina ha dimostrato che può avviare progetti IT di questa portata, con particolari risvolti per la censura sociale, come il già menzionato Great Firewall.
Lo scorso anno, Pechino ha stanziato un badget di 192 miliardi di dollari per la sicurezza interna del Paese, vedendo un incremento del 12% rispetto al 2016. Tale aumento si giustifica, probabilmente, con la richiesta di maggiori sistemi e piattaforme basate sui big data. Inoltre, la Cina possiede un immenso know how nell’intelligenza artificiale, se si pensa che oggi le aziende cinesi si pongono come global leaders nella ricerca di IA, nonché per la presenza di ingegneri che spesso sconfiggono le loro controparti americane nelle competizioni internazionali dedicate all’IA.
Ulteriore elemento, negli ultimi anni sono nate alcune importanti aziende cinesi nel campo degli smartphone – Xiaomi, OnePlus, OPPO etc – che si sono affermate con importanti risultati nel mercato internazionale. Le informazioni a disposizioni dimostrano come i terminali di tali aziende rappresentano un importante raccolta dei dati personali dei cittadini.
La Cina da tempo ha iniziato la costruzione di un sistema autoritario digitale. Freedom House giudica la Cina come il maggior censore al mondo della libertà di internet. A partire dal 2014, è stato creato un efficace sistema di sorveglianza e monitoraggio che ha visto interessata sopratutto la popolazione della provincia dello Xinjang, in particolar modo la sorveglianza è stata utilizzata per il controllo e monitoraggio della popolazione musulmana degli Uiguri.
Il modello cinese oggi viene esportato nel mondo, la tecnologia del Great Firewall è stata fornita dal governo cinese in Sri Lanka, ma anche in alcuni paesi dell’africa e del medio-oriente come Iran, Etiopia, Zambia e Zimbabwe. Ad inizio 2018, un importante società IA cinese ha fornito al governo malese telecamere indossabili con sensore di riconoscimento facciale.
Va considerato inoltre che la strategia cinese verso l’autoritarismo digitale non si esplica solo in finanziamenti di progetti interni, ma è tesa ha sfruttare il proprio peso diplomatico nonché la sua forza sul mercato per influenzare gli standard globali dell’ IA, normalizzando l’idea per cui la sicurezza interna dovrebbe avere il controllo di internet in un modo che possa limitare la sicurezza della sfera individuale.
Considerazioni finali.
Contrariamente a ciò che si potrebbe pensare, a fronte dell’ascesa di un modello di governo autoritario supportato dalla tecnologia e di una conseguente possibile nuova sfida ideologica, si potrebbe verificare un rinnovamento della democrazia liberale.
Questo fattore che dipende innanzitutto da come le democrazie risponderanno alle sfide legalle all’intelligenza artificiale. Gli Stati Uniti nel corso degli ultimi anni hanno dato prova di un enorme utilizzo di tecnologia atta alla raccolta delle informazioni e conseguente ripetuta violazione della sfera privata individuale. Le necessità derivanti dalla protezione della sicurezza nazionale hanno assunto una maggiore rilevanza e penso rispetto alla protezione del diritto individuale di escludere terzi dalla propria sfera privata. PRISM, ECHELON, sono solo alcun dei programmi governativi entrati al centro del dibattito pubblico per possibili risvolti nella sorveglianza di massa. Provocatoriamente, da questo punto di vista non sembra che i fini perseguiti dagli Stati Uniti siano molto diversi dai fini cinesi nell’applicazione tecnologica nella sicurezza nazionale. Tuttavia, la differenza è evidente se si guarda alla presenza di associazioni di cittadini e attivisti, presenti in USA e assenti in CINA, che portano avanti compagne contro la sorveglianza di massa.
Ecco che la discriminante fra uno stato autoritario che utilizza l’intelligenza artificiale per il controllo e uno Stato che la utilizza per raccogliere informazioni al fine di prevenire eventi che danneggiano la sicurezza nazionala, sta proprio nella presenza di questi check and balancies. L’occidente può e deve utilizzare tali tecnologie per la sicurezza nazionale, ma deve curarsi che vi sia la presenza di una voce che rappresenti le esigenze dei cittadini e che “controbilanci”, in modo tale da mantenere il Decisore sulla retta via.
Tuttavia, in Occidente non vi è soltanto la minaccia per la libertà individuale rappresentata dal Governo, ma nell’età moderna troviamo sopratutto il Giganti della tecnologia. Le compagnie come Google, Amazon, Apple etc. hanno un peso specifico capace di concentrare su di sé un potere che influenza le politiche governative. Inoltre, la raccolta diretta di dati personali dai propri utenti, determina un potenziale controllo sulle persone nonché una forte influenza sui comportamenti e sulle scelte individuali.
Ciononostante, come sottolineato su Foreign Affairs, la nuova sfida al modello autoritario potrebbe rafforzare fortemente il modello liberale, ciò a causa della tendenza umana di riassumere la competizione in un “noi contro loro”, comportando in tal modo a ridefinire la sorveglianza e la censura dei governi occidentali in aperta opposizione al modello di autoritarismo digitale.
Articolo di Daniele Algisi
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