Colonial Pipeline, recuperati 2,3 milioni di dollari da parte dell’FBI

Le autorità Usa hanno annunciato di aver recuperato la maggior parte del riscatto da 4 milioni di dollari pagato in criptovalute agli hacker del gruppo DarkSide che avevano causato il mese scorso l’interruzione delle operazioni del Colonial pipeline, il più grande oleodotto del Paese.

Le autorità statunitensi hanno recuperato circa la metà del riscatto pagato ai criminali informatici in seguito l’hack del Colonial Pipeline, il cui attacco a maggio aveva portato al blocco della più grande rete di oleodotti degli Usa.

La vice procuratrice generale Lisa Monaco ha detto durante una conferenza stampa che l’FBI ha “ripreso” 63,7 bitcoin, del valore di 2,3 milioni di dollari (circa 1,9 milioni di euro), cioè buona parte dei 75 bitcoin pagati dall’azienda (che al momento del pagamento, prima di un calo delle criptovalute, valevano 4,4 milioni di dollari).

“Oggi ci siamo presi la rivincita su DarkSide“, ha annunciato Monaco, recuperando della maggior parte del riscatto”.Gli Stati Uniti useranno tutti mezzi disponibili per rendere questi attacchi più costosi e meno redditizi per le imprese criminali”, ha poi avvertito senza specificare in che modo sia stato recuperato il denaro.

Lo scorso 20 maggio, Joseph Blount, amministratore delegato di Colonial Pipeline Co., aveva ammesso al Wall Street Journal di aver autorizzato il pagamento di un riscatto da 4,4 milioni di dollari in bitcoin ai criminal hacker, un’ammissione che ha fatto discutere per due motivi; il primo perché è la prima volta che la società ammette pubblicamente di aver pagato un riscatto. La seconda invece perché la società ha sempre dichiarato che non avrebbe versato un dollaro ai criminali informatici (come peraltro fortemente consigliato dall’FBI).

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