Con queste parole, il Generale Graziano, Capo di Stato Maggiore della Difesa chiede l’aiuto dei massimi esperti di informatica, per far si che l’Italia non sia vittima di attacchi informatici che potrebbero avere effetti devastanti nel nostro paese.
Tutti per uno, uno per tutti. I piani per il futuro delle forze armate ricordano il motto dei moschettieri. Nulla di guascone, anzi, la strada obbligata per garantire la specializzazione che richiede la Difesa di domani, con molti meno mezzi ma più sofisticati. Con meno personale, ma più qualificato. E soprattutto con meno generali e ammiragli. Una svolta che nasce dalle missioni del presente e dalle lezioni del passato: “I capitoli peggiori della nostra storia militare, soprattutto nell’ultimo conflitto mondiale, sono segnati dalla mancanza di coordinamento tra le singole forze armate: aerei che colpiscono nostre navi e viceversa. Un errore che ci fa capire l’importanza di costruire una Difesa completamente integrata”, spiega il generale Claudio Graziano, comandante di tutti i militari italiani.
Oggi il campo di battaglia più importante è il cyberspazio: la capacità di proteggere e attaccare le reti di computer. Nonostante le forze armate dispongano dell’unica centrale attiva 24 ore su 24, il nostro Paese sembra in ritardo.
“Non avevamo compreso la dimensione della minaccia, ma ci stiamo attrezzando. Abbiamo creato il Cioc, Comando interforze operazioni cibernetiche, che è già in funzione e dal 2018 sarà a pieno regime. Stiamo pensando anche a un reclutamento straordinario, e ho già dato direttive in tal senso, perché tra i giovani ci sono delle grandi capacità: basta un hacker per mettere in crisi un sistema di computer. Già oggi nella scuola di Chiavari abbiamo una sala per simulare azioni cyber, gestita in collaborazione con l’Università di Genova, ma dobbiamo cercare all’esterno queste professionalità, soprattutto negli atenei”.
Dalla Gran Bretagna alla Germania, i governi hanno varato programmi molto costosi. Quali stanziamenti serviranno per la nostra cyberdifesa?
“Serviranno investimenti importanti, con ricadute però sullo sviluppo tecnologico del Paese. Quanto? Difficile dirlo ma credo che in futuro si arriverà al 10 per cento delle risorse della Difesa. Oggi tutto è già cyber: ogni nuova nave, aereo o mezzo terrestre è un sistema dove la componente digitale costituisce il 50-60 per cento dei costi e delle capacità”.