I bar e i locali sono i luoghi dove vengono hackerati più telefonini e computer portatili. Lo ha rivelato l’iPass Mobile Security Report 2018, stabilendo che il 62% delle intrusioni maligne nei dispositivi portatili degli utenti aziendali avviene a seguito del loro uso del Wi-Fi.
A seguire ci sono gli aeroporti (60%), gli hotel (52), le stazioni ferroviarie (30), i centri convegni e le fiere (26) e durante il volo in aereo (20). La società ha condotto un sondaggio, intervistando 500 CIO e senior IT decision makers di aziende in Usa, UK, Francia e Germania. Circa la metà di loro, peraltro, teme che i propri “mobile workers” siano stati compromessi. Si tratta di una nuova categoria professionale, la quale comprende tutti quei professionisti che svolgono le loro attività principalmente su smartphone e tablet.
A far crescere i cyber rischi è la pratica sempre più usata del Bring Your Own Device (BYOD) in ambito aziendale
Secondo il sondaggio iPass ad aumentare i rischi di cyber attacchi e compromissioni è stata una prassi ormai consolidata in ambito aziendale. Quella del Bring Your Own Device (BYOD), che permette ai “mobile workers” e non solo di usare i propri dispositivi per lavorare. Ciò determina che questi abbiano accessi privilegiati alle informazioni e alle loro applicazioni, mediante apparecchi personali. Nei quali non sono necessariamente garantiti gli stessi standard di cybersecurity, adottati sulle reti delle imprese. Infatti, il 94% delle imprese intervistate ha affermato che la prassi BYOD incrementa i rischi di sicurezza informatica e il 92% si è detto preoccupato che il crescente incremento di forza lavoratori mobile faccia aumentare anche le sfide per la sicurezza cibernetica del settore.
Le risposte delle aziende alle cyber minacce: dai divieti di utilizzo di hotspot Wi-Fi pubblici all’impiego delle VPN per accedere ai dati e ai sistemi da remoto
Secondo lo studio di iPass, le imprese stanno cercando in vari modi di mitigare i rischi per la cybersecurity aziendale in ambito mobile. Soprattutto quelli legati alle compromissioni subite grazie ai Wi-Fi pubblici. Il 27% degli intervistati ha, infatti, vietato sempre il loro uso ai “mobile workers”. Il 40% lo ha fatto in alcune circostanze e un altro 16% pensa di introdurre provvedimenti analoghi nel prossimo futuro. Inoltre, per proteggersi a livello cyber, molte aziende usano i virtual private networks (VPN) per garantire da remoto l’accesso ai loro dati e ai sistemi. Tanto che questa pratica sta aumentando recentemente (46% nel 2018). Alcune realtà (il 54%) temono, però, che i loro dipendenti mobile non la usino ogni volta che operano online.