Anche se non è chiaro se l’hacker o gli hacker abbiano esposto i dati per un messaggio politico o per profitto personale, le loro affermazioni secondo cui Milei “non gli importa affatto” potrebbero benissimo puntare nella direzione che la violazione era intesa come una dichiarazione politica. .
Il Governo argentino ha confermato il furto del database di tutte le patenti di guida del Paese, tra cui quelle del presidente, Javier Milei, del ministro della Sicurezza, Patricia Bullrich, e del ministro della Difesa, Luis Petri, oltre ad altri politici e personaggi dello spettacolo.
Il database conteneva circa 5,7 milioni di patenti di guida che, una volta compromesse, possono essere utilizzate per una serie di attività fraudolente come l’apertura di conti bancari, la richiesta di prestiti, il reindirizzamento della posta, la creazione di documenti d’identità falsi e persino il furto completo dell’identità di una vittima combinando informazioni provenienti da diverse fonti compromesse.
L’autore dell’attacco sarebbe lo stesso che all’inizio di aprile ha rubato 116.000 foto dai database del Registro nazionale delle persone (Renaper).
Gli attacchi sembrerebbero una critica alle strategie di sicurezza digitale attualmente in atto nel Paese. Secondo l’hacker, infatti, la colpa della fuga di notizie è del capo dello Stato. “Il presidente Milei non è interessato ad avere un piano di sicurezza informatica, come in altri Paesi del mondo”, si legge in un comunicato scritto in inglese. Questo evento ha sollevato grande preoccupazione nel paese sudamericano sul tema della protezione dei dati personali.