Al Corriere della Sera il sottosegretario Franco Gabrielli, capo politico dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale, ha annunciato, di fatto, il bando all’antivirus Kaspersky, utilizzato da circa 2.300 soggetti pubblici italiani.
Sembra come il bando di Trump nei confronti di Huawei. Questa volta, con la cyberwarfare in atto tra Russia e Ucraina e gli altri Paesi ostili a Cremlino in stato di massima allerta, è l’Italia a mettere al bando dalla Pubblica amministrazione, a partire da quella centrale, una soluzione tecnologica sviluppata da una società indiziata di avere legami con il governo russo.
Il riferimento è all’antivirus Kaspersky.
“Dobbiamo liberarci da una dipendenza dalla tecnologia russa”, ha detto Gabrielli nell’intervista al Corriere della Sera. “Per esempio”, è stato diretto e tranchant il sottosegretario alla cybersicurezza, “quella di sistemi antivirus prodotti dai russi e utilizzati dalle nostre pubbliche amministrazioni che stiamo verificando e programmando di dismettere, per evitare che da strumento di protezione possano diventare strumento di attacco”.
Vedremo come agirà il Governo per dismettere le licenze con l’antivirus Kaspersky, utilizzato da circa 2.300 soggetti pubblici italiani, tra cui la Presidenze del Consiglio dei ministri, ministero dell’Interno, della Difesa, della Giustizia, del comando generale della Guardia di Finanza, della Farnesina, Arma dei Carabinieri, tante Asl che gestiscono i dati sanitari, ed altre migliaia di enti pubblici ed aziende. Molte di questi rientrano nel perimetro di sicurezza nazionale cibernetica.
E grande attesa c’è anche per la risposta che Palazzo Chigi dovrà dare all’interrogazione sempre sul caso Kaspersky presentata da 4 deputati e con Paolo Romano, primo firmatario.
Il rischio alla sicurezza nazionale? Per Romano “l’Agenzia di sicurezza russa potrebbe veicolare tramite Kaspersky, se questa fosse disponibile, un malware o un codice ad hoc per fare azioni di spionaggio o sabotaggio sui sistemi dell’Italia”.