Il digitale porterà più efficienza e creatività, ma aumenta anche il pericolo di attacchi informatici. Dirigenti ed impiegati chiedono misure di cybersecurity urgenti e rimangono ottimisti sul futuro dell’industria 4.0: necessario migliorare le proprie competenze per lavorare con i robot.
L’80% dei dirigenti italiani ritiene che la tecnologia digitale favorirà le economie locali e aumenterà le prospettive di lavoro, spingendo l’Europa a focalizzarsi maggiormente sulle problematiche legate alla sicurezza del posto di lavoro e le minacce informatiche.
Un dato rilevante, se paragonato con il 74% della media europea e il 67% dei colleghi tedeschi, in coda nell’indagine Epson condotta su più di 7000 lavoratori di Francia, Germania, Italia, Spagna e Regno Unito.
Anche tra i dipendenti è chiaro che la cybersecurity è la sfida principale da affrontare per tutelare investimenti, dati sensibili e competitività. Il 64% dei dipendenti italiani, contro una media del 67% in Europa, vede il settore manifatturiero in particolare come settore critico da proteggere dalle minacce informatiche.
Parliamo di un mercato che genera il 15% del PIL europeo e occupa 52 milioni di persone, tra posti di lavoro diretti e indiretti.
L’industria 4.0 non spaventa nessuno, sembrerebbe, anzi, l’86% degli intervistati nel settore manifatturiero italiano (83% media europea) ritiene che la tecnologia migliorerà l’efficienza aziendale (la percentuale più alta tra tutti i settori oggetto dello studio in Europa) e che la propria mansione diventerà “più efficiente, produttiva, precisa, analitica e creativa”.
La smart factory, secondo lo studio, offrirà la possibilità di arrivare a una “produzione ondemand più rapida e conveniente”. Inoltre, la supply chain sarà più breve secondo il 36% degli operatori del settore (40% media europea). Il 62% (57% media europea) ritiene inoltre che i siti produttivi diventeranno più localizzati, offrendo una produzione personalizzata che prenderà il posto della produzione di massa, con significativi vantaggi in termini di business, ambiente e società.
Ovviamente l’automazione totale/parziale degli impianti produttivi comporterà inevitabilmente la scomparsa di alcune mansioni e la nascita di altre.
Sei italiani su dieci ritengono che le aziende potrebbero non riuscire a stare al passo con i requisiti normativi, ad esempio in caso di integrazione dei robot nell’infrastruttura di produzione.
D’altronde, il 38% dei lavoratori italiani (47% media europea) nel settore manifatturiero è cosciente che la tecnologia porterà alla soppressione della propria mansione nel futuro.
Di conseguenza, è necessario perfezionare le proprie conoscenze attraverso un’ulteriore formazione al fine di sfruttare i vantaggi offerti dalla tecnologia stessa.
A tal proposito, il 72% si dichiara disposto ad acquisire nuove conoscenze qualora le nuove tecnologie minacciassero la mansione attualmente svolta, dimostrando la propria disponibilità ad accogliere il cambiamento dettato dalla tecnologia.